«Discontinuità» è l’asse politico. Un mantra che, ripete Pierluigi Bersani, deve valere a Roma e altrove. «Discontinuità» rispetto alle politiche attuate finora dal Pd con Renzi prima e con Gentiloni «che al governo ha cambiato stile anche se di sostanza nuova ce n’è ben poca», attacca il leader di Art.1-Mdp in missione a Palermo per fare il punto sulla situazione politica. Attorno a lui i vertici del movimento che in Sicilia hanno stretto un «patto» con Sinistra italiana, intesa che a Roma, al momento, pare frenata dal Campo progressista di Pisapia.

Nell’isola si vota il 5 novembre. Anche qui il ragionamento porta alla discontinuità, anche se Bersani dribbla l’argomento Rosario Crocetta, che l’ex segretario dem aveva sostenuto cinque anni fa, mentre prende di petto gli ex compagni del Pd. È a loro che si riferisce quando parla di discontinuità. Non una «chiusura» totale dunque nei confronti del governatore uscente che ha ufficializzato la propria ricandidatura, ma neppure un’apertura. Anzi. L’interlocutore privilegiato di Mdp, in questa fase, appare Leoluca Orlando, mai tenero col presidente Crocetta, che pure gli ha tolto qualche grana come nel caso dell’emergenza rifiuti.

Il «modello Palermo» del professore – liste civiche senza simboli di partito – però non riesce a scaldare i cuori della sinistra, Prc l’ha già scartato. Altri mal digeriscono che nello stesso tavolo siedano due grandi vecchi della politica che poco hanno a che fare col concetto di discontinuità: gli ex ministri Carlo Vizzini, leader del Psi, e Totò Cardinale, l’animatore di Sicilia Futura, movimento molto legato ai renziani di Davide Faraone che ambisce a fare il governatore nell’isola anche se ufficialmente non lo dice ancora.

«Noi cerchiamo convergenze con forze civiche, ambientaliste, della legalità, perché la discriminante non sono le formule ma i problemi da risolvere: lavoro, sanità, fisco», spiega Bersani. Temi che riguardano anche l’autonomia regionale, di cui Bersani parla come un meccanismo che «è come l’acqua, va in basso». «Non si può considerare l’autonomia come un centralismo – sostiene il leader di Mdp – un meccanismo di apparato che invece di sviluppare le forze dinamiche rischia di schiacciarle». Con Leoluca Orlando «siamo assolutamente intenzionati a discutere e confrontarci, lo consideriamo una forza, un’energia – prosegue Bersani – molto importante, quindi per noi è un interlocutore privilegiato». Il primo approccio con la strategia del professore però non è stato proprio entusiasmante per Mdp; il movimento, alle ultime amministrative, aveva piazzato almeno tre candidati di ‘peso’ in alcune delle liste civiche a sostegno di Leoluca Orlando, ma nessuno è stato eletto.

A Palermo a tenere le fila del movimento c’è Mariella Maggio, deputata regionale e presidente della commissione Ambiente dell’assemblea siciliana; al suo fianco c’è un pezzo della Cgil, oltre a ex Ds in sonno e riemersi dopo lo strappo interno al Pd, tra cui l’ex parlamentare ed editore Ottavio Navarra. Gli altri due centri nevralgici per Mdp sono Siracusa e Agrigento, dove il movimento ruota attorno a Pippo Zappulla, parlamentare nazionale e grande oppositore del sindaco renziano Garozzo, e ad Angelo Capodicasa, l’ex presidente della Regione siciliana che non ha mai tradito Bersani, schierandosi con lui, furono davvero in pochi, contro il referendum costituzionale. Maggio, Capodicasa e Zappulla sono i tre ‘portavoce’ regionali del movimento di Bersani che in Sicilia sta cercando di strutturarsi in ogni provincia. Qualche mese fa ci fu un abboccamento tra alcuni dirigenti nazionali di Mdp e Crocetta, si sondò l’ipotesi di un’adesione del governatore al movimento ma non se ne fece nulla. A puntare i piedi sarebbero stati proprio alcuni esponenti siciliani di Mdp.