«Credo che la sfida sia oggettivamente fra me e Fontana visto che la corsa è per arrivare primi». Nella sua prima uscita pubblica da candidato del centrosinistra in Lombardia Pierfrancesco Majorino toglie dal radar della competizione la candidata del Terzo Polo Letizia Moratti. Un anticipazione di quello che probabilmente sarà il senso della campagna elettorale dell’eurodeputato del Pd: direttamente contro il presidente uscente Attilio Fontana e la destra che governa questa regione da 25 anni.

NON ERA DIFFICILE CAPIRE che in Lombardia l’alternativa alla destra non poteva essere la destra-centro, ma da Roma Carlo Calenda, Matteo Renzi e alcuni editori e opinionisti hanno provato a complicare la vita al Pd cercando di convincerlo che allearsi con Letizia Moratti sarebbe stata cosa buona, giusta, vincente e pure gradita ai disgraziati elettori lombardi di centro sinistra.
Su una cosa però il Pd lombardo è riuscito a non sbandare troppo, dire no all’alleanza con l’ex sindaca di Milano, ex ministra di Berlusconi ed ex vicepresidente di Fontana: Letizia Moratti.

Su tutto il resto invece nel Pd è stata guerra fratricida, o fra correnti. Con i due Pierfrancesco milanesi, Majorino e Maran, a guardarsi dalle sponde opposte dello stesso fiume. Il primo indicato dai partiti della coalizione di centro sinistra, il secondo autocandidato alle primarie che non c’erano. Alla fine è andata come si era capito da qualche giorno: il candidato alle regionali di febbraio sarà Piefrancesco Majorino scelto con un accordo di coalizione tra Sinistra Italiana, Europa Verde, Civici, Più Europa e con il via libera del segretario nazionale uscente del Pd Enrico Letta.

NIENTE PRIMARIE quindi, cosa che ha fatto infuriare oltre che Pierfrancesco Maran, anche i Dem lombardi che lo avevano sostenuto, come Lia Quartapelle: «Abbiamo perso una battaglia ma l’impresa per un Pd coerente con il proprio nome non si ferma qui». A queste critiche Majorino ha risposto che «avevamo bisogno di lanciare subito la campagna elettorale per battere la destra. Credo che tutti ci troveremo su questo obiettivo».

MARAN NON FARÀ MANCARE il suo sostegno, “sosterrò con impegno il candidato nominato”, ma non risparmia critiche al partito nel quale continuerà la sua battaglia, magari al congresso nazionale. «Quando vietano di giocare la partita, vincere è impossibile» ha scritto su Facebook Maran. «È senza alcun dubbio un errore grave non averle convocate (le primarie, ndr)».

IL SEGRETARIO DEM Enrico Letta ha twittato «forza Majorino!». Appoggio convinto è arrivato anche dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni «e vorremmo convintamente anche i 5 Stelle». È la mission impossibile affidata a Majorino.

«Io verso il M5s non ho mai sbattuto porte, non ho mai demonizzato nessuno, ma non sono neanche per inseguirli. Il centrosinistra c’è e ha un patto molto forte», ha detto ieri Majorino. Qualche giorno fa ad allontanare la possibile alleanza era stato Giuseppe Conte: «dialogo solo su un profilo civico». E Majorino è tante cose tranne che un profilo civico. Da sempre in politica, dal 2004 in consiglio comunale a Milano prima con i Ds, poi con il Pd. Scegliendo Majorino il Pd ha fatto una scelta identitaria e spostata a sinistra, anche se probabilmente non così tanto da finire nel «fronte anticapitalista» come twittato da Carlo Calenda.

Majorino è un politico attento ai diritti sociali e civili e da assessore al Welfare del comune di Milano lanciò la manifestazione “Insieme senza muri” a favore dell’accoglienza dei migranti che il 20 maggio 2017 portò in piazza 100 mila persone. Majorino è molto conosciuto a Milano anche fuori dall’elettorato classico di centro sinistra, ma dovrà farsi conoscere nel resto della Lombardia. In dote porta i 93 mila voti con i quali è stato eletto nel 2019 all’Europarlamento nella circoscrizione Italia nord occidentale.

«SEMBRA UNA MISSIONE durissima, invece io sono convinto che nelle prossime settimane si capirà sempre di più che la partita è apertissima» ha detto ancora ieri Majorino. La pensa come lui il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Credo che la partita sia aperta, perché le elezioni in Lombardia si basano su un turno secco. Con tre candidati tutto è possibile si può vincere anche con il 35%».
I numeri di partenza guardando alle ultime politiche dicono 50% destra, 27% centro sinistra, 10% Terzo Polo, 7% 5 Stelle. Con quel 10% di partenza del Terzo Polo Letizia Moratti teme di arrivare terza, per questo ha cercato di convincere in tutti i modi il Pd ad allearsi.

I sondaggi dicono che Moratti, come era logico aspettarsi, porterà via più voti a destra che a sinistra. Come arrivare a quella metà di lombardi scontenti della destra? «Con una campagna fondata sulle idee per il futuro della Lombardia, sapendo che chi è stato per 28 anni al governo della regione è bene che si faccia da parte», ha detto Majorino.