Una marcia nel buio per arrivare infine alla luce. L’edizione straordinaria della Marcia Perugia-Assisi a un anno esatto dallo scoppio della guerra in Ucraina è partita a mezzanotte ed è arrivata all’alba di ieri. In centinaia, fiaccole in mano, hanno attraversato la notte umbra per quello che è da considerare come il culmine delle iniziative italiane del cartellone Europe for peace, ovvero la coalizione di associazioni e sindacati ossatura del movimento per la pace.

«Fermiamo le guerre» recita lo striscione d’apertura, in bianco su sfondo nero: un plurale a lasciare intendere che sono decine i conflitti in corso e quello ucraino, nel suo dramma continuo, non è diverso dagli altri. In fondo, sempre si tratta di morte e distruzione. Tante le bandiere arcobaleno in corteo, più qualche fascia tricolore e i gonfaloni dei Comuni che hanno aderito. E ancora: bandiere delle Acli, dell’Anpi, di Emergency. Nella folla, anche una delegazione di ucraini, uniti anche loro nella richiesta di fermare il dramma e chiedere a una politica sin qui sorda di insistere con la diplomazia per far cessare il fuoco, in preparazione di una futura conferenza di pace. Una posizione molto pragmatica e molto poco ideologica, perché mentre si continua a discutere di aiuti militari e sanzioni, il conto delle vittime cresce di giorno in giorno.

«La guerra è una trappola da cui non riusciamo a venir fuori – dice il coordinatore della Marcia Flavio Lotti -, questo cammino deve aiutare a risvegliarci, a uscire dalla nebbia che ci impedisce di scegliere l’unica strada che può aiutare il popolo ucraino a salvarsi, insieme anche a tutti noi». La strada di cui parla Lotti è quella della diplomazia, del silenzio delle armi: «In questo anno di guerra siamo stati bombardati da una narrazione che ha paralizzato le persone e le ha fatte sentire impotenti. Il nostro gesto, prima che politico, è un’assunzione di responsabilità. Non dobbiamo accontentarci di quello che possiamo fare, dobbiamo provare a fare cose straordinarie come dice papa Francesco. Purtroppo sin qui abbiamo visto il suicidio della politica. La soluzione del problema è stata delegata per intero alle armi».

E di politica, alla Perugia-Assisi, in effetti se n’è vista poca: sindaci a parte, i parlamentari hanno scelto di restare a casa. Del resto, tra i partecipanti, la delusione per le scelte sin qui fatte soprattutto dal Pd è palpabile: l’opinione più diffusa è che non sia stato fatto abbastanza per provare a porre fine alla guerra. Tra i volti noti, comunque, si è visto quello dell’ex parlamentare del Pd Stefano Fassina. Padre Marco Moroni, il custode del convento di Assisi, ha accolto i pacifisti al loro arrivo all’alba. «Frate Francesco, uomo di pace, abbiamo camminato insieme, abbiamo scelto di fare fatica per condividere il dolore di chi è schiacciato dall’arroganza dei prepotenti», ha detto come in preghiera.

«Di notte, sapendo che per molti la notte dura da molto tempo. Nel freddo, pensando a chi non ha legna né affetti con cui riscaldarsi. Davanti a te imploriamo il dono della pace, consapevoli che anche i nostri cuori non sono disarmati e ancora dobbiamo imparare la difficile arte del perdono. Sia pace finalmente – chiede il Custode – in coloro che portano nel cuore progetti di morte. Frate Francesco, vinca la pace nei pensieri dei governanti di ogni nazione, degli aggressori e degli aggrediti, degli oppressori e degli oppressi, dei potenti e dei sottomessi». Questa sera, a Roma, si terrà una nuova fiaccolata pacifista davanti al Campidoglio. Il prossimo 21 maggio si terrà invece l’edizione ordinaria, e diurna, della Perugia-Assisi.