In Brasile una parentesi da chiudere al primo turno
Ritorno al futuro Giornata elettorale cruciale, Lula sfida Bolsonaro per la presidenza. Sempre che non ci sia bisogno di andare al ballottaggio il 30 ottobre, in barba ai sondaggi, per il Paese è il giorno più importante dal ritorno della democrazia
Oggi, sempre che non ci sia bisogno di andare al ballottaggio il 30 ottobre, in barba ai sondaggi, per il Brasile è il giorno più importante dal ritorno della democrazia. Conquista che negli ultimi quattro anni, nelle mani dell’ultradestra salita al potere con Jair Bolsonaro, è apparsa come un ostaggio in costante pericolo di vita.
La redazione consiglia:
Presidenziali brasiliane, tra Lula e Bolsonaro sarà ballottaggioNon sfugge la lungimiranza con cui Lula ha affrontato i rovesci politico-giudiziari, dopo il golpe istituzionale ai danni di Dilma Rousseff, che lo hanno chiuso in carcere per 580 giorni spianando la strada a Bolsonaro. Bravo a restare in piedi e a camminare sulle macerie, facendo propria l’immagine con cui si chiude il magnifico affresco della recente storia brasiliana realizzato da Petra Costa con il documentario Democracia em Vertigem (Democrazia al limite).
E fin troppo composto nell’assistere all’ascesa e al tramonto dell’astro di Sérgio Moro, il magistrato che lo ha incriminato e condannato, prima di esaurire la sua furia manettara come surreale ministro della Giustizia del governo Bolsonaro.
Una meteora, rispetto ai valori che Lula in un modo o nell’altro continua ad incarnare, la migliore garanzia disponibile al momento per una vasta umanità che in questa parentesi della storia brasiliana ha pagato sulla propria pelle l’arretramento brutale in tema di diritti, dignità, potere d’acquisto, rispetto dei deboli, gli attacchi all’educazione e alla cultura, la truce esibizione delle armi da fuoco come principale argomento di persuasione.
Bravo Lula dovrà esserlo ancora di più, se dovesse tornare a dormire al Palácio da Alvorada di Brasilia, nel riconoscere dove ha sbagliato nei precedenti due mandati. Durante i quali – è utile ricordarlo – ha aggredito frontalmente la piaga della fame che affligge ancora una moltitudine di brasiliani. La tossicità anche politica del credo estrattivista dovrebbe averla compresa da solo, anche prima di coprirsi il fianco sul fronte ambientale stringendo l’alleanza con Marina Silva e la sua Rete Sostenibilità.
Nella tarda serata di oggi sapremo anche se questo – nel nostro piccolo – sarà il primo dispiacere internazionale per Giorgia Meloni e per la trimurti dio-patria-e-famiglia in versione italiana, che tanta empatia ha suscitato nella famiglia Bolsonaro una settimana fa.
Gli iscritti a votare sono 156 milioni, mai così tanti, con la fascia 16-18 anni in forte crescita. Segno anche questo che il Brasile può tornare al suo futuro.
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