Internazionale

In Brasile test elettorale per il governo Lula e il fronte progressista in crisi

In Brasile test elettorale per il governo Lula e  il fronte progressista in crisiIl presidente Lula ieri a San Paolo a sostegno del candidato sindaco per Guilherme Boulos – Getty Images

Elezioni amministrative In 156 milioni alle urne. Solo 6 grandi città su 26 alla portata della sinistra. E il Pt che guarda al centro non aiuta. Decisivo il voto dei giovani

Pubblicato 15 minuti faEdizione del 6 ottobre 2024

A due anni dalle elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Lula da Silva, il Brasile torna alle urne per eleggere i sindaci (prefetti) e i consiglieri dei 5569 municipi del paese. Sono 156 milioni gli elettori chiamati oggi a votare. Un test importante per Lula, a metà del suo mandato, e per i partiti che compongono il suo governo.

QUELLA BRASILIANA è una popolazione giovane da un punto di vista elettorale, il 42% ha meno di 24 anni e il voto è consentito dai 16 anni. In queste settimane comizi, incontri, volantinaggi per le strade hanno animato ogni angolo del paese, ma sono stati i social lo strumento principale di comunicazione, nonostante il blocco di X, ex Twitter, deciso a fine agosto dalla Corte suprema del Brasile.
Gli occhi sono puntati, soprattutto, sui 103 municipi brasiliani che hanno più di 200 mila elettori e dove è previsto un secondo turno se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta. In questi municipi è concentrato il 39% dell’elettorato totale.

LO STATO DI SAN PAOLO ha 30 municipi che superano i 200 mila votanti, lo stato di Rio ne ha 11 e 8 quello di Minas Gerais. Sono le capitali dei tre stati (San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte) le città più popolose del Brasile e il loro risultato elettorale incide in misura notevole sulla politica nazionale e sugli equilibri tra i partiti. Per i municipi con meno di 200 mila elettori basta una maggioranza semplice per essere eletti. A Brasilia, capitale federale, non è previsto voto municipale, la Costituzione attribuisce al Distretto federale le stesse competenze legislative dei governatori dei 26 stati brasiliani.

Secondo gli ultimi sondaggi, i candidati dei partiti del “grande centro” e della destra estrema sono in testa in 79 dei 103 municipi con più di 200 mila elettori. Per quanto riguarda le capitali dei 26 stati, la vittoria delle forze progressiste si intravede solamente in 6 di esse (San Paolo, Porto Alegre, Fortaleza, Goiania, Natal, Teresina). I principali partiti progressisti (Pt, Psol, Psb, Pdt), nonostante il risultato positivo alle elezioni presidenziali del 2022, non riescono ad allargare i consensi in misura sufficiente a contrastare in tutto il paese le forze conservatrici.

IL PT DI LULA non sembra ancora uscito dalla profonda crisi che lo aveva portato nelle municipali del 2020 a non conquistare nessuna delle 26 capitali, situazione mai verificatasi dopo fine del regime militare. Attualmente sono 183 i municipi governati da prefetti del Pt e solamente 7 di essi hanno più di 200 mila elettori. La perdita di consensi è avvenuta, soprattutto, nelle grandi città e nessun municipio con una popolazione superiore al milione di abitanti vede la presenza di un prefetto del partito di Lula. Dopo le elezioni municipali nel 2012 erano ben 637 i municipi con un prefetto del Pt. Il tracollo che si è registrato a partire dal 2016, anno del golpe parlamentare contro la presidente Dilma Rousseff, ha portato alla perdita del 70% dei municipi.

IL GRANDE SPAZIO lasciato dal Pt non è stato occupato dalle altre forze progressiste, ma è diventato terreno di conquista delle forze conservatrici. La strategia di Lula per fronteggiare la crisi di consensi è stata quella di favorire anche in queste elezioni municipali, come è avvenuto nel Congresso, una politica di alleanze tra le forze progressiste e settori del centro moderato. Una visione “pragmatica” che ha come conseguenza una perdita di protagonismi del Pt rispetto alle precedenti campagne elettorali. In molti municipi i candidati centristi sostenuti dal Pt hanno programmi che vanno verso una riduzione delle politiche pubbliche, disinvestimento nel sociale, privatizzazioni, precarizzazione del lavoro, espulsione delle fasce povere dalle città, scarsa attenzione ai temi ambientali.

ANCHE QUESTA CAMPAGNA elettorale è stata contrassegnata da un clima di forte tensione e da numerosi episodi di violenza politica in tutte le aree del paese: omicidi, aggressioni, intimidazioni, pressioni di ogni tipo per orientare il voto.

Secondo i dati dell’Osservatorio sulla violenza politica ed elettorale dell’Università di Rio de Janeiro, nei primi nove mesi del 2024 sono stati 455 i casi registrati di violenza politica, con 15 omicidi e 173 aggressioni fisiche nei confronti di candidati prefetti e consiglieri. Con l’approssimarsi della scadenza elettorale gli episodi di violenza sono aumentati, passando dai 68 nel primo trimestre dell’anno ai 155 nel secondo e ai 232 nel terzo. Si tratta di un numero di casi che è superiore ai dati registrati nelle municipali del 2020 e nelle presidenziali del 2022.
In questo clima si disputerà il 27 ottobre il ballottaggio nelle città con più di 200 mila elettori.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento