In attesa di Biden, colonizzazione israeliana a tappe forzate
Territori occupati Annunciate altre 108 case a Ramat Shlomo. Per i media israeliani è un anticipo dell'ondata di progetti che saranno approvati prima del passaggio di consegne alla Casa Bianca. Biden a differenza di Trump non appoggia lo sviluppo degli insediamenti coloniali
Territori occupati Annunciate altre 108 case a Ramat Shlomo. Per i media israeliani è un anticipo dell'ondata di progetti che saranno approvati prima del passaggio di consegne alla Casa Bianca. Biden a differenza di Trump non appoggia lo sviluppo degli insediamenti coloniali
La commissione edilizia di Gerusalemme ha scelto proprio la colonia di Ramat Shlomo, tra la zona araba della città e la Cisgiordania, per dare il via alla realizzazione del primo progetto edilizio in un insediamento coloniale israeliano dopo la vittoria alle presidenziali Usa di Joe Biden. Ramat Shlomo – dove saranno costruiti altri 108 appartamenti – dieci anni fa si ritrovò al centro di una aspra polemica. Il governo israeliano – Netanyahu era già primo ministro – decise di approvare lo sviluppo di questa colonia (1800 nuove case) mentre Joe Biden, allora vice presidente, si trovava in visita ufficiale a Gerusalemme. E lo fece sapendo che l’Amministrazione Obama considerava Ramat Shlomo un grave ostacolo alla soluzione a Due Stati (Israele e Stadi di Palestina). Il governo Netanyahu spiegò l’accaduto come frutto di una «coincidenza» ma tutti videro in quella mossa un avvertimento a Barak Obama che chiedeva il congelamento delle costruzioni.
Dieci anni dopo e con decine di migliaia di nuovi alloggi costruiti nelle colonie israeliane, le autorità israeliane – ed è sempre primo ministro Netanyahu – manda un messaggio molto chiaro a Joe Biden, che pure è amico stretto dello Stato ebraico e del suo premier. I media israeliani e la destra invece continuano a dipingere il presidente eletto come un nemico degli insediamenti coloniali in Cisgiordania e «pericoloso» per Israele.
Le nuove 108 case a Ramat Shlomo potrebbero essere solo il preludio della colata di cemento nei territori palestinesi occupati che ipotizzavano ieri i giornali israeliani. In sostanza si ripeterà la corsa alle nuove costruzioni – illegali per la legge internazionale – avvenuta nei due mesi del 2016 che seguirono l’elezione a presidente di Trump. Il municipio di Gerusalemme e l’Autorità per le terre, riferiva Haaretz, hanno accelerato l’approvazione di diversi progetti edilizi in anticipo sul possibile stop di Biden quando entrerà alla Casa Bianca. Migliaia di alloggi saranno costruiti a Givat Hamatos, Har Homa, Atarot e in altre colonie. Eppure alla destra non basta. Netanyahu è attaccato dai nazionalisti più radicali per aver ritardato le costruzioni a Givat Hamatos e per non aver approfittato fino in fondo dei quattro anni di Trump alla Casa Bianca. «Il problema è Bibi, non Biden. È l’unico colpevole del congelamento delle costruzioni a Gerusalemme», ha denunciato in varie occasioni il consigliere comunale Arieh King.
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