In Alto Adige i Verdi hanno deciso di entrare in Liberi e Uguali
Mentre Maria Elena Boschi necessita di personaggi del calibro di Reinhold Messner per guadagnare i propri elettori, l’équipe dei Verdi altoatesini alleati con Liberi e Uguali sceglie la via dei […]
Mentre Maria Elena Boschi necessita di personaggi del calibro di Reinhold Messner per guadagnare i propri elettori, l’équipe dei Verdi altoatesini alleati con Liberi e Uguali sceglie la via dei […]
Mentre Maria Elena Boschi necessita di personaggi del calibro di Reinhold Messner per guadagnare i propri elettori, l’équipe dei Verdi altoatesini alleati con Liberi e Uguali sceglie la via dei contenuti forti.
«Impegnarci per l’ambiente e contro i cambiamenti climatici causati dall’eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta è espressione della nostra responsabilità verso i nostri figli», ci dice al telefono Norbert Lantschner, capolista di LeU in regione per il voto proporzionale oltre a essere nel collegio di Bolzano-Bassa Atesina. «Sarebbe davvero un atto criminale non farlo, basta pensare che è scientificamente provato che nei prossimi dieci anni oltre il 20 percento del territorio italiano andrà verso la desertificazione a causa delle temperature alte e della mancanza idrica, se non si interviene subito».
Lantschner sa di cosa parla avendo iniziato nel 1976 a occuparsi delle condizioni dell’aria e di questioni climatiche in Alto Adige fino ad arrivare poi a fondare Casa Clima (di cui è stato direttore fino al 2012 quando per un «incidente di carattere politico» ha deciso di lasciare) e infine a fare conferenze in giro per l’Italia come consulente di aziende e anche per sensibilizzare l’opinione pubblica a riguardo.
È proprio la generazione di politici opportunisti che oltre a vane promesse sanno dare pochi risultati concreti che lo ha spinto a mettersi in gioco e porre l’economia in una nuova luce, quella della connessione tra ambiente e questione sociale, per dare una svolta e una grande chance all’Italia, paese in cui tuttora la questione sulle energie rinnovabili è vista come fastidiosa e non in chiave economica.
Certo c’è stato un netto miglioramento, ma manca la consapevolezza a livello politico.
«Un tema che manca anche nel programma di tanti partiti, il M5S vanta un documento di 180 pagine ma se poi come ministero dell’ambiente si presenta un generale della polizia forestale per combattere la criminalità ambientale c’è da strapparsi i capelli», sottolinea il nostro interlocutore, «perché si cura soltanto un sintomo e non la causa!»
La causa invece va affrontata, subito, con esperti, lo richiede persino il mondo dell’alta finanza, dato che a gennaio a Davos tra i cinque grandi rischi per l’economia mondiale ben quattro tra quelli elencati sono di origine ambientale e climatica. Un «urlo» che arriva dai potenti perché sanno che i costi derivati per porre rimedio a tutto ciò mangerà qualcosa come il 25 % del Pil in ogni paese coinvolto e andranno a pesare nuovamente sulla popolazione.
Che fare?
Negli Usa, commenta ancora Lantschner, gli alti generali dell’esercito hanno pubblicato una lettera in cui denunciano la sfida più grande del futuro che non sarà il terrorismo bensì il cambiamento climatico. Ciò significa che non è più un argomento portato in piazza dai movimenti, no, si fa davvero serio.
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