Sette mesi fa, il 23 giugno scorso, il Tribunale di Milano aveva detto sì alla trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di tre coppie di donne nati all’estero con fecondazione eterologa, ma aveva escluso la possibilità di fare altrettanto con i figli di due padri, perché in quel caso la tecnica di procreazione usata era la Gestazione per altri nei Paesi dove è consentita. Ieri la Corte civile d’Appello meneghina, accogliendo il ricorso dei pm sostenuto anche dal Ministero degli Interni, ha ribaltato invece la sentenza e ha detto no per tutti i bimbi nati da coppie omoaffettive, ordinando «all’ufficiale di Stato civile» la rettifica degli atti di nascita dei figli delle tre coppie lesbiche che avevano iscritto la «doppia maternità dei bambini». Perché, spiegano in soldoni i giudici nelle 15 pagine della sentenza emessa dopo le udienze del 23 gennaio, al pari della Gpa, non è permessa nel nostro Paese neppure la fecondazione assistita eterologa per le coppie omosessuali.

I bimbi dunque per il momento dovranno considerarsi figli di un solo genitore, mentre l’unica strada per il genitore non biologico è quella della «adozione in casi particolari» o la strada della stepchild adoption. La palla torna al parlamento, perché «la Corte riconosce che la materia di cui si tratta richiede l’intervento del Legislatore, unico soggetto capace di operare un articolato disegno normativo idoneo a declinare in modo corretto i diritti dei soggetti» coinvolti, in particolare dei minori, «realizzando il bilanciamento» di principi «di rango costituzionale che non devono venire a trovarsi in conflitto».

Secondo i giudici della sezione famiglia (Laurenzi-Arceri-Vicidomini), e come riassume la presidenza, infatti, «nel nostro ordinamento non esiste una norma che preveda la possibilità per il genitore d’intenzione», ossia quello non biologico, di «far annotare nell’atto di nascita il riconoscimento del minore nato in Italia» con fecondazione assistita all’estero, e non è «ammessa la formazione di un atto di nascita indicante quali genitori due persone dello stesso sesso». Motivo per il quale le iscrizioni dei bimbi all’anagrafe sono da considerarsi «illegittime».

È stata la tesi sostenuta dalla pm Rossana Guareschi che un anno fa, con la supervisione dell’aggiunto Letizia Mannella e del procuratore Marcello Viola, aveva chiesto di cancellare le trascrizioni degli atti di nascita delle coppie arcobaleno effettuate dal Comune di Milano dopo che nel dicembre 2022 la Cassazione a Sezioni unite aveva confermato la contrarietà all’ordine pubblico della genitorialità avente origine dalla pratica della maternità surrogata (dunque per le coppie gay). E sulla base di quel verdetto, la Prefettura aveva inoltrato una circolare in cui intimava ai sindaci lo stop alle registrazioni.

Le tre coppie di madri valuteranno ora se ricorrere in Cassazione. Ma intanto, come spiega l’avvocato Michele Giarratano, legale di una delle tre famiglie arcobaleno, la sentenza va contro «l’interesse del minore che di fatto si vede cancellata» una delle sue «due madri che lo ha voluto fortemente e che si prende cura di lui fin dal primo istante».