Tra poco più di due settimane il referendum chiamerà «il popolo» a decidere sul proprio Parlamento. Un Parlamento – non lo scopriamo oggi – ampiamente degradato nella sua composizione antropologico-culturale, e se voteremo No al taglio dei parlamentari non sarà certo perché ne apprezziamo la statura, quanto piuttosto perché convinti che la riduzione del loro numero ne peggiorerà ulteriormente la qualità e il grado di asservimento. Ma che «popolo» sarà quello chiamato a votare? E’ questo il vero – drammatico – interrogativo. «Noi siamo il popolo», proclamava, con uno striscione a lettere cubitali, il migliaio di imbecilli radunatisi a Roma...