Politica

Il Viminale: «Rinviare i cortei pro-palestinesi»

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, foto AnsaIl ministro dell'Interno Matteo Piantedosi – foto Ansa

Giorno della Memoria Soddisfazione della comunità ebraica. Ma i palestinesi: «Atto antidemocratico»

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 26 gennaio 2024

Rinviare le manifestazioni per la Palestina in programma per il 27 gennaio evitando così la sovrapposizione con quelle previste per il Giorno della Memoria. E’ l’indicazione contenuta in una circolare inviata ieri dal Viminale a tutti i questori e nella quale si spiega che le iniziative a favore del popolo palestinese rischiano di «assumere connotazioni lesive dello spirito commemorativo a favore delle vittime delle leggi razziali, nonché di condanna alla persecuzione del popolo ebreo». Una decisione che viene incontro alla richiesta fatta dalle comunità ebraiche che nei giorni scorsi avevano chiesto di bloccare le iniziative fissate proprio nel giorno in cui in quasi tutto il mondo si ricorda l’Olocausto.

Il Viminale cerca dunque di smorzare le tensioni nate da quando gli studenti palestinesi hanno annunciato in molte città, a partire da Roma e Milano, di voler manifestare proprio il 27 gennaio. La parola è quindi passata ai questori con l’indicazione, come detta la circolare del Dipartimento di pubblica sicurezza, di garantire la libertà di manifestazione evitando però che le dimostrazioni pro Palestina possano ledere «alcuni valori sanciti dalla legge come la commemorazione della Shoa».

A Roma un incontro si è tenuto ieri in tarda serata tra gli organizzatori del corteo che domani dovrebbe sfilare a partire dalle 15 da piazza Vittorio a piazza San Giovanni e il questore Carmine Belfiore che ha chiesto di scegliere una data diversa per manifestare per la causa palestinese. Probabile che, in caso di un rifiuto a riprogrammare il corteo, una decisione sul da farsi verrà presa oggi tenendo conto anche di quanto potrebbe avvenire nelle altre città.

Molte critiche avevano sollevato nei giorni scorsi le parole con cui, in un volantino, le sigle organizzatrici hanno convocato la manifestazione: «Rispettiamo profondamente le vittime della Shoa, ma il 27 gennaio, così come è strutturato, è la tomba della verità, della giustizia, della coerenza», si leggeva. Arrivando a ipotizzare un parallelismo tra quanto accade oggi a Gaza e l’Olocausto: «Se permetteremo al sionismo di continuare il suo massacro e la pulizia etnica perpetrata in Palestina, svuoteremo di significato questa data a detrimento delle vittime che furono e di quelle che saranno».

Soddisfazione per la decisione del Viminale è stata espressa dal presidente della comunità ebraica di Roma Viktor Fadlun: «Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria – ha detto -. Noi non avevamo chiesto di vietare le manifestazioni in quanto tali anche se abbiamo assistito a canti e balli in strada che invitavano a uccidere gli ebrei. Ma dover assistere a tutto questo nel Giorno in cui in tutto il mondo si ricordano 6 milioni di ebrei sterminati dal nazismo ci è parso davvero troppo».

Di segno opposto il commento di Yousef Salman, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, per il quale l’eventuale stop alle manifestazioni sarebbe «un atto contro la democrazia». Salman ha aggiunto di voler «esprimere la massima solidarietà alle vittime della Shoa, ma il Giorno della Memoria non è solo degli ebrei, ma è il giorno per non dimenticare tutte le tragedie. Non mi risulta che il in Italia ci sia una legge che impedisce di organizzare manifestazioni il 27 gennaio».

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