Il viaggio di Joe Biden in Europa è stato definito dai media Usa come «uno dei viaggi presidenziali con la posta in gioco più alta nella memoria recente», e Biden è arrivato in Europa con l’obiettivo di cementare la solidarietà degli Usa con il vecchio continente per fare blocco contro l’invasione di Vladimir Putin dell’Ucraina, evitando lo scoppio di una guerra mondiale.

VISTI I RUOLI ricoperti da Biden nella sua lunga vita politica, la relazione fra lui e Putin è ormai decennale, ma nonostante ciò l’ultima volta che i due presidenti hanno parlato direttamente – per circa un’ora – risale al 12 febbraio, prima dell’invasione dell’Ucraina da allora il presidente Usa si è sempre rifiutato di avere un contatto telefonico con Putin, negandogli il riconoscimento e la legittimità internazionale che scaturiscono da una mossa come questa. Biden sta invece facendo in modo che siano altri leader, non solo europei, a mantenere i contatti con Putin, tra cui Francia, Germania, Turchia e Israele.Quello che ci si aspetta in Usa da questo viaggio è che il presidente ribadisca la strategia della sua amministrazione, che è quella di agire di pari passo con gli alleati, riservandosi, però, una posizione da super leader, e che con i partner europei annunci nuove sanzioni contro la Russia.

Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha affermato che il viaggio di Biden in Europa è «per assicurarci di rimanere uniti, per cementare la nostra determinazione collettiva», e per aiutare il popolo ucraino a difendersi.

In questa trasferta il presidente vuole rimettere gli Usa nella posizione di leader del mondo occidentale: sia in Belgio che in Polonia incontrerà le truppe statunitensi, approfittandone per annunciare un aumento degli aiuti militari e umanitari agli ucraini, sempre evitando che un soldato Usa si trovi faccia a faccia con un suo omologo russo.

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BISOGNERÀ VEDERE, poi, che toni terrà Biden nelle sue dichiarazioni, diventate decisamente più audaci nelle critiche a Putin, definito un «criminale di guerra», un «dittatore omicida» e un «puro delinquente» – e proprio ieri gli Stati uniti, attraverso il segretario di Stato Antony Blinken, gli Usa hanno dichiarato ufficialmente che le forze armate russe hanno commesso crimini di guerra: «Oggi posso annunciare che sulla base delle informazioni attualmente disponibili – ha detto Blinken – il governo statunitense valuta che le forze russe abbiano commesso crimini di guerra in Ucraina».

Al di là della retorica il Congresso Usa a questo punto si aspetta che dall’Europa Biden tracci una linea chiara per le prossime mosse, dopo che i repubblicani e alcuni democratici lo avevano criticato per aver trattenuto degli strumenti sanzionatori potenti – le cosiddette sanzioni secondarie che impediscono ad altri Paesi di trattare con la Russia, – e per avere ritirato il sostegno a un piano per fornire all’Ucraina degli aerei da combattimento.
Diverso è il discorso a sinistra: continuando a posizionarsi contro un’escalation, il gruppo dei Socialisti Democratici di Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders ha sottolineato che gli Stati uniti stessi e il loro «imperialismo espansionista hanno contribuito a creare l’invasione russa dell’Ucraina», e hanno chiesto che la Nato venga demolita, o che almeno si inizi a parlare anche di questa opzione durante il viaggio europeo di Biden, oltre che di una svolta verso le fonti di energia verde, «allontanando l’occidente dal petrolio e il gas che finanziano l’esercito russo».

PUR SOSTENENDO BIDEN, dall’inizio dell’incursione russa in Ucraina Sanders ha guidato la sinistra nella richieste di sanzioni, preparativi di emergenza per il reinsediamento dei rifugiati e sforzi per una risoluzione diplomatica, e ha limitato le sue osservazioni a come dovrebbero essere gli aiuti all’Ucraina: rapidi, decisi, umanitari, senza lo spargimento di sangue che ha segnato l’esperienza americana negli ultimi 20 anni.