Il tribunale di Milano riconosce due mamme ma non due papà
Diritti Quattro ricorsi della procura: accolto quello contro i due uomini perché avevano fatto ricorso alla Gpa. Oggi in città sfila il Pride
Diritti Quattro ricorsi della procura: accolto quello contro i due uomini perché avevano fatto ricorso alla Gpa. Oggi in città sfila il Pride
Sì alle mamme, No ai papà. È la risposta che il tribunale di Milano ha dato ieri a quattro coppie omoaffettive di cui la procura meneghina aveva impugnato gli atti di nascita dei figli contestando il riconoscimento del «genitore di intenzione».
Per quanto riguarda le tre coppie di donne che hanno avuto un figlio attraverso la procreazione assistita, all’estero dato che in Italia è permessa solo agli eterosessuali, il giudice ha respinto il ricorso per motivi procedurali. Se un ufficiale dello stato ha «ritenuto di poter ricevere la dichiarazione della parte interessata, non ritenendola in contrasto con il nostro ordinamento e ha consentito la trascrizione nell’atto i suoi effetti non potranno non prodursi e l’eliminazione della validità-efficacia della dichiarazione resa non potrà non avvenire se non con gli strumenti ordinari, ossia con le previste azioni di stato», si legge nella decisione.
DIVERSO IL CASO dei due papà che hanno procreato all’estero grazie alla gestazione per altri (Gpa), che il governo vuole rendere «reato universale» con una legge dai dubbi effetti giuridici ma dalle forte implicazioni simboliche. In Italia questa pratica è già vietata, dunque il giudice ha eliminato il genitore che non ha un legame biologico con il minore. Il cui riconoscimento, argomenta, è avvenuto «in violazione della normativa vigente, che vietando il ricorso alla maternità surrogata, vieta altresì la trascrizione dell’atto di nascita nella parte in cui riporta quale genitore anche quello d’intenzione». Al quale rimane aperta soltanto la strada della stepchild adoption, letteralmente: adozione del «figliastro», come stabilito dalla sentenza della Cassazione a sezioni unite dello scorso 30 dicembre. È su quella base che la procura milanese ha impugnato gli atti di riconoscimento.
SULLA VICENDA è intervenuta Alessia Crocini, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, che ha commentato positivamente l’esito che riguarda le tre coppie di donne: «Il tribunale di Milano con queste sentenze traccia una strada importante che ci auguriamo possa essere percorsa e seguita anche da quello di Padova» (la procura veneta ha impugnato 33 certificati di figli di famiglie omogenitoriali). Sull’accoglimento del ricorso contro i due papà, invece, Crocini stigmatizza la decisione del giudice ricordando che le adozioni «non assicurano tutele equivalenti». Le Famiglie Arcobaleno invocano una legge nazionale che permetta il riconoscimento di figli e figlie per evitare di dover combattere ogni volta nelle aule di tribunale.
OGGI SARANNO in piazza a Milano per il Pride. L’attesa manifestazione è convocata alle 15 davanti alla stazione Centrale. Sfilerà fino all’arco della Pace, dove dovrebbe arrivare per le 18. A seguire un «grande evento finale» che si concluderà simbolicamente con un «parto collettivo». Una performance ideata dall’artista Angelo Cruciani che casualmente si svolgerà all’indomani delle sentenze del tribunale. Coinvolgerà 24 persone che rappresenteranno l’intera umanità e partoriranno altrettanti cuori rossi: «perché dentro siamo tutti uguali – spiega l’artista – sono le nostre paure che ci fanno vedere diversi, ma siamo tutti esseri umani».
TRE LE PRINCIPALI rivendicazioni politiche della mobilitazione: tutele e benefici garantiti in modo egualitario a tutti i cittadini; pari diritti per i/le figli/e di ogni famiglia; uguaglianza per le persone transgender, non binarie e di genere non conforme.
IN PIAZZA non ci sarà il sindaco di Milano Beppe Sala, non per divergenze politiche ma per impegni personali. Ieri ha mostrato sostegno alla mobilitazione facendosi immortalare accanto a un macchina arcobaleno. Una nuova immagine per il book fotografico con i colori della comunità lgbtqia+ dopo gli scatti con calzini, camicia e orologio a tema. Il primo cittadino ha aperto un tavolo tecnico con famiglie arcobaleno e rappresentanti della comunità per confrontarsi su diversi temi a partire dalle trascrizioni dei figli delle coppie dello stesso sesso. Su questo incontrerà il prefetto. «Abbiamo le famiglie che ci chiedono risposte. Milano in sé non può fare nulla ma può essere propositiva», ha detto Sala.
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