Il «terzo polo» in realtà è quarto: su Calenda-Renzi pesa Draghi
A Noi Azione e Italia viva rimangono sotto l’8% e Forza Italia. Rosato: siamo l’unica novità, siamo forti fra i professionisti e abbiamo preso voti al Pd
A Noi Azione e Italia viva rimangono sotto l’8% e Forza Italia. Rosato: siamo l’unica novità, siamo forti fra i professionisti e abbiamo preso voti al Pd
Uno aveva spergiurato di lasciare la politica dopo la batosta del referendum costituzionale del 2016. L’altro aveva promesso che mai si sarebbe alleato con il primo e si è rimangiato il patto elettorale sottoscritto con Enrico Letta nel giro di sole 48 ore.
INSIEME PUNTAVANO a creare il fantomatico Terzo Polo con il 10% dei voti. Gli exit poll e i nuovi instant e trend poll e più tardi le prime proiezioni disegnano un quadro ben diverso: Azione più Italia Viva vengono accreditati di una forchetta fra il 6 e l’8,5% e dunque di una media di circa il 7% che la prima proiezione Swg fa salire al 7,9% e la seconda che sostanzialmente conferma il dato, scendendo leggermente al 7,7%.
A livello di seggi le stime si aggirano fra i 15 e i 19 posti alla Camera e circa 10 al Senato: numeri che consentirebbero la nascita di gruppi autonomi ma in entrambi casi ben sotto la metà del M5s, terzo polo reale.
Almeno due punti lontano dall’obiettivo dichiarato, seppur vicini a Forza Italia, il partito più vicino culturalmente sul quale si puntava al sorpasso.
Matteo Renzi rientrerà in parlamento per la seconda volta. Carlo Calenda per la prima. Entrambi entreranno con il tanto avversato proporzionale: Renzi non si è presentato al maggioritario ed è candidato in quattro collegi al proporzionale. Calenda invece era candidato anche nel collegio uninominale del Senato di Roma Centro nel quale avrebbe vinto l’ex alleata Emma Bonino: l’esponente radicale otterrebbe il 36,9% contro l’11,2% di Calenda, il quale è preceduto anche Lavinia Mennuni, candidata del centrodestra che si attesterebbe al 33,9 per cento. All’11,2 per cento si collocherebbe, anche, Alessandra Maiorino del M5S.
Al quartier generale piazzato a Roma in via Cavour a pochi passi dalla stazione Termini all’hotel Mediterranea, nella sala c’era grande attesa.
Il leader di Azione e front runner del (sedicente) terzo polo Carlo Calenda ha seguito lo spoglio da casa in famiglia e commenterà i dati nella giornata di oggi.
«Votate liberamente, consapevolmente e come diceva Pericle “un cittadino che non si occupa dello Stato noi non lo consideriamo innocuo ma inutile”, quindi votate», aveva detto in mattinana all’uscita del seggio a Roma, in via del Lavatore, dove aveva votato. Come passa la giornata? «E come vuoi che la passo – aveva risposto ai giornalisti – Angosciato. Scherzo, la passo in famiglia».
Il leader di Italia viva Matteo Renzi invece è (temporaneamente) espatriato: si trova in volo verso il Giappone dove presenzierà ai funerali di Shinzo Abe.
L’ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi aveva votato di prima mattina, intorno alle 9.10, a Firenze, nel seggio allestito alla scuola elementare “Giovanni Villani”.
AL QUARTIER GENERALE del Terzo Polo, a partire dalla mezzanotte dopo l’uscita delle prime proiezioni era prevista la presenza di Maria Elena Boschi, e delle ex ministre Elena Bonetti, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini.
Al momento non tutte sono certe di essere rielette e rientrare in parlamento.
«La soglia psicologica? Tra il 7,5 e il 9%», spiegavano dal comitato. L’attesa era palpabile, così come la cautela.
IL PRIMO A PARLARE oltre la mezzanotte è stato Ettore Rosato, l’uomo che dà il nome all’attuale sistema elettorale: «Intanto aspettiamo i dati, vanno confermati strada facendo. Siamo l’unica novità, in alcuni seggi di Milano centro siamo il primo partito (sic). C’è una vittoria della destra netta e un cambiamento strutturale della politica italiana. Vediamo se saranno in drago di mantenere la coalizione. Noi abbiamo guadagnato voti dai professionisti, forse delusi dal Pd: persone che apprezzano il Jobs act e Industria 4.0», ha dichiarato Rosato.
Calenda e Renzi hanno per tutta la campagna puntato sulla prospettiva di un centrodestra senza maggioranza al Senato e la promessa di un ritorno di Draghi a ricostruire l’ennesima maggioranza di unità nazionale. Il dato al momento incontestabile che esce dalle urne è invece la sconfitta della mitica «agenda Draghi» e del gradimento del presidente del consiglio uscente. E dunque della strana coppia Calenda-Renzi.
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