Citando Pierangelo Bertoli, si potrebbe dire che il convegno sugli scioperi del 1944 organizzato ieri mattina in sala Alessi a Palazzo Marino (sede del Comune di Milano) sia stato con «un piede nel passato e uno sguardo dritto e aperto nel futuro». Ricostruzione storica e stretta attualità, alla vigilia di un 25 aprile che si preannuncia «straordinario» sotto tanti aspetti.

A fare gli onori di casa, il sindaco di Milano Giuseppe Sala che, dopo aver ricordato l’importanza di quegli scioperi per la lotta al nazifascismo, mette subito i piedi nel piatto e rilancia, convinto, l’appello del manifesto per il prossimo 25 aprile: «Il 25 aprile quest’anno è più importante che mai, ma non tanto perché dobbiamo rievocare il passato ma quanto perché dobbiamo guardare avanti – dice -. Apprezzo in particolare l’appello del manifesto che è fatto nel modo giusto. Per cui io non posso che dire a tutti quelli che vorranno partecipare che il successo della manifestazione, essere uniti, oggi è importante. Se dovessimo rischiare di coprire il senso del 25 aprile perché il tema sono le polemiche con la brigata ebraica faremmo un autogol».

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Al netto delle polemiche che ogni anno ci sono, a determinare il successo o meno della manifestazione sarà, come sempre, la partecipazione della città. Milano, col suo orgoglio antifascista, c’è sempre stata. E, dice il sindaco, sempre ci sarà: «Milano quando è il momento di esserci deve cercare di esserci. Questo è il momento di esserci e Milano ci sarà».

Una posizione ribadita anche dal presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, tra i relatori del convegno. «C’è il rischio di scivolare vero l’autoritarismo – sottolinea Pagliarulo – per questo credo sia necessario che ci sia un grande 25 aprile e io credo che lo sarà».

Sull’appello del manifesto, poche e chiare parole: «Un’iniziativa molto importante che noi abbiamo sottoscritto».

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Nessuno nasconde le divisioni che oggettivamente ci sono, in particolare sulla guerra in Ucraina e, ancor di più, sulla situazione in Medio Oriente.

La macchina organizzativa dell’Anpi provinciale milanese (che sta a capo del comitato antifascista che ogni anno prepara la manifestazione nazionale) sta lavorando.

Primo Minelli, neopresidente provinciale dell’Anpi, eletto dopo le dimissioni (con polemiche) di Roberto Cenati è comunque ottimista. Seduto tra il pubblico al convegno, si lascia avvicinare dai giornalisti e spiega la sua posizione: «Noi stiamo lavorando a un grande 25 aprile, di massa, pacifico e unitario – dice – Stiamo facendo una serie di incontri con tutti i comitati, con tutte le comunità e i primi riscontri sono positivi. Con la riunione della prossima settimana chiuderemo il cerchio».

Anche perché, è innegabile, le ragioni per scendere in piazza il 25 aprile ci sono e sono tante.

Questa volta, anche di più, come sottolinea anche Maurizio Landini. «Credo che mai come adesso debba essere una giornata non di celebrazione ma di mobilitazione e di lotta – sottolinea il segretario della Cgil – per affermare i valori fondamentali della Costituzione». Poi si lascia andare a una battuta, quando gli si chiede che 25 aprile vorrebbe. «Intanto che non piova e che ci sia il sole che è già una cosa che aiuta», dice sorridendo. Ma poi entra nel merito delle priorità che la prossima manifestazione dovrà avere: «Affermare un diritto al lavoro che oggi non c’è. Abbiamo una precarietà che sta mettendo in discussione il futuro per i giovani e per le donne che stanno pagando il prezzo più pesante».

Di ragioni per scendere in piazza ce ne sono eccome.