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Il «sanderista» Jon Ossoff straccia la candidata repubblicana

Il «sanderista» Jon Ossoff straccia la candidata repubblicanaAtlanta, comizio di Jon Osoff

Stati uniti Georgia, democratici vicini al 50% nel seggio vacante del segretario alla Sanità Tom Price. Repubblicani divisi, il trentenne Ossoff, che ha fatto breccia in un distretto elettorale considerato un feudo repubblicano

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 20 aprile 2017

In Georgia, stato super conservatore e roccaforte storica della destra americana, si sta svolgendo l’elezione per il Congresso di questo stato per occupare il seggio lasciato vacante da Tom Price, diventato Segretario alla sanità, elezione che viene vista come un referendum di fatto sulla fase iniziale della nuova presidenza Trump.

Il referendum al momento non sembra andare troppo bene per Donald in quanto il giovanissimo candidato democratico, Jon Ossoff, invece di essere stracciato dalla candidata repubblicana, Karen Handel, si è avvicinato molto alla soglia del 50 per cento necessario per vincere al primo turno la circoscrizione che si trova nei sobborghi di Atlanta, il cui elettorato della destra conservatrice classica è prevalentemente bianco, istruito, ad alto reddito, e dovrà andare al ballottaggio,il 20 giugno in una corsa che potrebbe essere molto dura per il Gop.

I repubblicani si sono presentati a questa elezione divisi e con più candidati, potrebbe darsi che per il prossimo turno si ricompattino attorno alla loro candidata, ma resta il fatto che il trentenne Ossoff, laureato a Georgetown, alunno dell’ex Segretario di Stato Madeleine Albright, film maker liberal e sconosciuto fino a pochi mesi fa, la cui a piattaforma politica si ispira a quella di Bernie Sanders, ha fatto breccia in un distretto elettorale considerato un feudo repubblicano dove i democratici non vincono dal 1977, prima ancora che Ossoff nascesse.

«Non importa quale sarà il risultato stanotte – ha dichiarato Ossoff dal podio del suo centro operativo, a spoglio ancora in corso – Abbiamo sfidato i pronostici, stiamo cambiando il mondo».

La sfida continuerà fino a fine giugno e vede la giovane leva della sinistra del partito democratico, sfidare l’ex Segretario di Stato della Georgia Karen Handel, molto vicina all’establishment repubblicano. Non è quindi soltanto una sfida tra i due partiti, è anche la contrapposizione tra le due vere anime della politica americana, establishment ed eretici, che coinvolge tanto i democratici quanto i repubblicani.

Guardando agli ultimi due presidenti si vede chiaramente che la vittoria di Obama del 2008 non era stata tanto una vittoria democratica quanto una vittoria del candidato Barack Obama, così come quella di Trump è stata assolutamente una vittoria di The Donald e non degli attoniti repubblicani che lo tollerano a stento.

Siamo a quella che Umberto Eco definirebbe la sfida tra gli apocalittici e gli integrati e alla realizzazione di ciò che Sanders va ripetendo, il progetto di cambiare il partito dall’interno infondendo nuova linfa con candidati radicali in rottura con l’establishement.

Ora per Ossoff già si parla di nuovo Obama, termine di paragone obbligato, fatto sta che il trentenne, figlio di un padre ebreo di origine russa e di un’australiana, è il primo a portarsi in questa posizione in una zona d’America di «proprietà» dello Speaker della Camera Newt Gingrich, preceduto da un solo altro democratico che è stato al Congresso per quella circoscrizione per due mandati, Jack Flynt Jr., un vero democratico del sud, espressione di un’altra epoca, membro della National Rifle Association (Nra, la lobby delle armi) e sostenitore della segregazione razziale; uno che adesso non verrebbe eletto praticamente da nessuno, meno che meno dai democratici, che dai tempi di Flynt sono cambiati drasticamente.

Ossoff per la sua campagna ha raccolto il quadruplo della repubblicana Handel, 8,3 milioni di dollari, e per lui si è mobilitato un imponente numero di volontari che non si erano mai impegnati prima in politica e che non l’avrebbero fatto per un candidato vicino all’establishement democratico, ma che per Ossoff si sono avvicinati alla politica e difficilmente ne usciranno.

Questa elezione, quindi, non è soltanto un referendum su Trump, ma su due approcci e correnti politiche diverse e su quale dei due partiti americani ha capito cosa fare e come per non essere destinato ad incassare una sconfitta dietro l’altra.

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