Ma come ci è finito nelle mani di Salvini il video della giudice Iolanda Apostolico alla manifestazione al porto di Catania sabato 25 agosto del 2018, durante le tensioni per il mancato sbarco dei migranti a bordo della Diciotti?

A QUESTA DOMANDA possono rispondere solo le autorità e per questo i deputati di Avs Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti hanno inoltrato un esposto alla procura di Roma. Chiedono di verificare se in questa vicenda si configura il reato di rivelazione di atti coperti da segreto. Adesso, per quello che riguarda i passaggi formali, i pm di Roma dovranno coinvolgere i loro colleghi di Catania, che a loro volta potranno chiedere alle forze di polizia di fare una serie di verifiche interne, come ad esempio gli eventuali accessi recenti agli archivi informatici della questura. L’obiettivo primario è scoprire chi sia l’uomo che ha filmato la giudice Apostolico: nei video giornalistici girati quel giorno dell’estate 2018 si vede chiaramente, insieme ai poliziotti in tenuta antisommossa, un uomo in borghese, calvo, con una polo blu e uno zainetto sulle spalle che inquadra la folla radunata sul molo. L’uomo si vede anche in un altro video della stessa giornata, mentre sale a bordo di una camionetta della polizia per meglio riprendere una fase degli scontri.

QUESTO DETTAGLIO porterebbe a escludere che si possa trattare di un giornalista o, come pure si è detto, di un militante leghista capitato da quelle parti. Che non si tratti di un operatore video, poi, si può dedurre anche dal fatto che i cronisti accorsi sul molo non avrebbero avuto accesso alla zona da cui Apostolico è stata filmata e poi data in pasto alle ire della base social della Lega, in un clamoroso ritorno sulle scene della Bestia, la macchina da guerra della propaganda salviniana.

Resta da chiarire, inoltre, il ruolo che ha avuto l’onorevole leghista Anastasio Carrà nel riconoscimento della giudice grazie al video messo su X (ex Twitter) da Salvini: è stato il deputato, infatti, il primo a riconoscere Apostolico. Intervistato da Radio Radicale si è difeso dicendo che, essendo stato luogotenente dei carabinieri a Catania, conosceva quel volto. «Il filmato non l’ho ottenuto io – ha detto -, ma sono sicuro di quello che dico». La questura di Catania, intanto, ha fatto sapere che il nome di Apostolico non è presente in alcun atto ufficiale. E dal tribunale è arrivatala conferma che la giudice non sarà spostata ad altro incarico e resta al gruppo specializzato per i diritti della persona e della immigrazione

IN QUESTO CONTESTO torna molto utile ricostruire quello che è successo a Catania nell’agosto del 2018. Lo ricorda bene il segretario catanese di Sinistra Italiana Pierpaolo Montalto. «Ricordo benissimo quella manifestazione, ricordo benissimo quel momento di tensione e ricordo benissimo la giudice – racconta -. Al porto di Catania c’erano migliaia di persone, non solo le donne e gli uomini della sinistra radicale, quelli ci sono sempre stati anche quando a contestare Salvini e camerati vari eravamo in cento. Alla fine del corteo, inspiegabilmente, perché di fatto non era accaduto nulla, una giovanissima manifestante venne colpita alla testa e in tante e tanti si avvicinarono attirati dalle urla e poi dall’arrivo di un’autoambulanza.

Altri protestavano già per l’accaduto, tra cui il sottoscritto. Tra le persone attirate dal trambusto c’era anche la giudice. Non so dove fosse prima ma non credo che si debbano dare delle spiegazioni o delle giustificazioni». L’odissea della Diciotti era cominciata alle 8 e 20 del mattino del 16 agosto, quando dopo il rifiuto delle autorità maltesi di concedere lo sbarco, il ministero dei Trasporti italiano autorizza l’approdo della nave a Catania. A questo punto, però, il comandante della Diciotti apprende che, tramite i suoi canali social, l’allora ministro degli Interni Salvini aveva annunciato la sua intenzione di non autorizzare lo sbarco. Da quel momento, con la Diciotti ormeggiata al porto di Catania, si susseguono le visite di parlamentari, le proteste della popolazione e una serie di ricorsi al Tar ed esposti alla procura per cercare di ottenere lo sbarco dei trattenuti. Fino alla giornata del 25 agosto, quando il presidio degli antirazzisti sfocia in una imponente manifestazione con oltre tremila partecipanti.

«LA MANIFESTAZIONE ha chiesto le immediate dimissioni del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona – ricorda una cronaca curata dalla Rete Antirazzista Catanese -. I manifestanti hanno comunicato con i migranti esponendo gli striscioni dal molo centrale del porto. Alcuni hanno raggiunto la nave Diciotti a nuoto per portare messaggi di solidarietà». Nel mezzo, una violenta carica della polizia ha causato il ferimento di due ragazzi e una ragazza. Il presidio è poi andato avantia fino a quando, alle 5 del mattino di domenica 26 agosto, sono passati tre bus diretti a Messina con a bordo i migranti che erano stati per undici giorni sequestrati sulla Diciotti.