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Il risveglio di Joe Biden vira a sinistra: «Equità, non privilegi»

Il risveglio di Joe Biden vira a sinistra: «Equità, non privilegi»Joe Biden e Kamala Harris a Wilmington nell’ultimo giorno di convention dem virtuale – Ap

Stati Uniti Nel discorso conclusivo della convention democratica, il candidato presidente convince. Presentati i piani per sanità, scuola, ambiente: dietro c’è l’influenza di Sanders e Warren

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 22 agosto 2020

Da Wilmington in Delaware, nel suo discorso di accettazione della nomination alla presidenza, Joe Biden è partito senza mai nominarlo direttamente, all’attacco di Donald Trump, sorprendendo anche i commentatori politici democratici che temevano di vedere un candidato vacillante.

Nei comizi delle primarie Biden era sembrato fiacco, con poca tenuta, ma nel discorso di accettazione è tornato al suo meglio. Ed il suo meglio sembra ciò di cui ha bisogno ora questo Paese. Nel discorso l’attacco a Trump arriva dalla descrizione di quello che potrebbe essere un’America sotto la sua presidenza dove «la luce» si sostituisce «alle tenebre».

«Il presidente – ha detto Biden – continua a dirci che il virus sparirà, continua ad aspettare il miracolo. Non ci sarà nessun miracolo. Dal primo giorno metteremo in atto la strategia nazionale che stiamo studiando da marzo. Svilupperemo test rapidi con risultati immediati. Equipaggeremo medici e infermieri e gli equipaggiamenti li produrremo qui in America così non dovremo ringraziare la Cina o altri Paesi per aver protetto la nostra gente».

Dopo gli interventi di Hillary Clinton, Elizabeth Warren e Nancy Pelosi, che hanno tratteggiato Trump come un personaggio da reality show incapace di gestire la più grave crisi sanitaria ed economica d’America; dopo l’appello accorato di Sanders al suo movimento il cui compito ora è quello di cacciare Trump dalla Casa bianca; dopo Michelle Obama che si è rivolta agli elettori per tornare a uno stato etico minimo, e dopo il discorso durissimo di Obama sul pericolo di avere un incompetente autoritario come commander in chief, Biden doveva offrire agli americani un leader capace di traghettare gli Usa fuori dalla crisi.

«Qui ora vi do la mia parola: se mi darete fiducia con la presidenza, io mi concentrerò sul meglio di tutti noi, non sul peggio», ha detto Biden che ha elencato i piani per sanità, istruzione, infrastrutture, ambiente, nei quali si sente l’influenza sia di Sanders che di Elizabeth Warren, attivamente presenti in tutta la convention a dimostrare l’unità del partito in questa fase storica.

Le differenze con The Donald non riguarderanno solo la politica interna, Biden ha promesso che se arriverà alla Casa bianca sarà «un presidente che sarà accanto ai nostri alleati e amici e che farà capire chiaramente ai nostri avversari che il tempo delle coccole per i dittatori è finito. Con il presidente Biden, l’America non chiuderà gli occhi alle taglie russe sulla testa dei soldati americani. E nemmeno accetterò le interferenze straniere nel nostro più sacro degli esercizi democratici, il voto».

Ha citato un caposaldo della storia politica Usa, Franklin Delano Roosevelt che, pur malato, aveva lanciato il New Deal in un periodo simile, di timori, disoccupazione e paura: «Possiamo farlo anche noi. Questa campagna elettorale non è per conquistare voti, ma significa scegliere la speranza rispetto alla paura, scegliere i fatti rispetto alla finzione, scegliere l’equità rispetto ai privilegi e quindi scegliere l’anima dell’America».

Biden è riuscito ad essere talmente convincente che anche i commentatori di Fox News, l’emittente tv ultraconservatrice cara a Trump, lo hanno definito «incredibilmente efficace», arrivando a dire che «da oggi per Trump sarà più difficile fare una caricatura di Biden», che da mesi descrive come afflitto da demenza senile, incapace di formulare un discorso coerente.

La risposta di Trump è arrivata principalmente da un’intervista che aveva rilasciato poco prima a Fox News, in cui aveva dichiarato di voler mandare le forze dell’ordine ai seggi, sollevando un’ennesima ondata di preoccupazioni.

«Dimmi cosa c’è di sbagliato in questo scenario: è il 1° novembre, sta perdendo, ci sono segnalazioni di irregolarità degli elettori in Florida, come capita ogni volta, e lui manda quei ragazzi in mimetica nella contea di Miami per sequestrare le urne», ha scritto su Politico Stuart Stevens.

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