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Il prof palestinese Risheq: «60 dei miei studenti arrestati, non sappiamo nulla di loro»

Osama RisheqOsama Risheq

Intervista a Osama Risheq La denuncia del docente dell'università di Al Quds sul trattamento riservato agli studenti palestinesi e ai docenti: «Un professore di astrofisica è stato trattenuto in detenzione amministrativa e ha perso 30 chili. Le nostre università sono in pericolo»

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 16 ottobre 2024

«Insegno diritto internazionale all’università di Al Quds e trasmetto agli studenti qualcosa che non è tangibile, che non è reale per loro. Durante il primo semestre inizio le lezioni chiedendo scusa». Osama Risheq non nasconde rabbia e vergogna. Sono 12mila gli studenti che frequentano l’università dove lavora, a Gerusalemme est. Dopo il 7 ottobre 2023 molte cose sono cambiate, nonostante le persone che vivono in quell’area siano abituate alla situazione di limbo permanente di cui l’occupazione militare israeliana si fa forte dal 1967.

Da poco più di un anno, però, un comitato etico israeliano «osserva i membri delle associazioni e delle università, controllando persino ciò che viene postato su Facebook», spiega l’insegnante palestinese nel corso dell’incontro di sabato scorso su Palestina, diaspore e lotte per il diritto, al festival Sabir di Roma. «Dal 7 ottobre all’università di Al Quds è stato documentato l’arresto di più di 60 studenti», racconta Risheq al manifesto, ma in tutta la Cisgiordania ne sono noti più di 400.

«LE FAMIGLIE non sanno nulla dei loro figli detenuti, neanche in quale prigione si trovano. Agli avvocati non è permesso entrare in contatto con i loro assistiti e quando comunichiamo con i parenti dei ragazzi arrestati, ci implorano: “Siete un’istituzione, fate pressione per scoprire qualcosa sui nostri figli”». Impossibile accogliere la loro richiesta: nel territorio di Gerusalemme est, qualunque persona palestinese che conduca attività considerate «illegali» da Israele rischia di perdere la residenza ed essere espulsa, nel migliore dei casi.

Le pseudo udienze degli studenti palestinesi avvengono in videoconferenza, «c’è una dura e massiva violazione dei diritti umani contro i nostri prigionieri e i nostri professori», afferma Risheq. Un ulteriore doppio standard, un trattamento che vale per i palestinesi ma non per gli israeliani. «Terrorismo», l’opposizione o anche la sola contestazione delle politiche israeliane. «Ma non è considerato terrorismo l’appoggio al genocidio, radere al suolo Gaza», continua Risheq. Tanto meno l’occupazione, i bombardamenti sui civili.

La situazione che vive Risheq non lo riguarda solo in quanto docente di diritto internazionale: «Un nostro professore di astrofisica è stato trattenuto per quattro mesi in detenzione amministrativa e ha perso 30 chili. Per tutta questa situazione, per tutte le misure di sicurezza imposte, le università non riescono a provvedere all’educazione». Non volendo interrompere i percorsi di studio, però, Al Quds ha trasferito i corsi online, su Zoom.

«Da quest’anno abbiamo deciso di tornare in presenza, anche se non è sempre possibile farlo», afferma Risheq scrollando sul cellulare la sua casella di posta elettronica. L’amministrazione universitaria gli comunica ogni giorno se le lezioni si terranno su Zoom oppure in presenza: «Non siamo capaci di essere stabili, non riusciamo a programmare niente dentro l’università, nessuna attività o conferenza perché in ogni momento siamo a rischio».

L’85 PERCENTO degli studenti della Al Quds deve passare almeno uno dei quasi 600 checkpoint della Cisgiordania occupata, sulla strada da casa verso l’università. «Abbiamo tutti bisogno di due ore in più per arrivare in sede universitaria».

Spiegando al manifesto come porta avanti la propria attività di insegnamento e ricerca, Risheq ammette che molti studenti sono stati interrogati dalle autorità israeliane su cosa imparino dalle sue lezioni.

Chiusura delle strade, controllo dei social media e dei programmi di studio, criminalizzazione e detenzione degli studenti e del personale accademico. Senza contare che le manifestazioni di appoggio ai palestinesi di Gaza sono completamente illegali. Le politiche di controllo israeliane compromettono duramente l’educazione palestinese, che evidentemente fa molta paura.

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