Il problema non è il referendum di Renzi, ma chi non vuole il reddito di base
Il caso Per evitare di turbare il governo Draghi dopo l'elezione del presidente della repubblica nel 2022 Renzi lancerà un referendum per abolire il "reddito di cittadinanza". Salvini rilancia la richiesta di rivederlo perchè molti preferiscono percepirlo e non farsi sfruttare. Il governo Draghi, prima o poi, lo modificherà nei termini di una politica di messa al lavoro. Il problema è però un altro: c'è la volontà politica di non estenderlo senza condizioni e come un reddito di base mentre i poveri sono aumentati: un milione in più in soli 12 mesi
Il caso Per evitare di turbare il governo Draghi dopo l'elezione del presidente della repubblica nel 2022 Renzi lancerà un referendum per abolire il "reddito di cittadinanza". Salvini rilancia la richiesta di rivederlo perchè molti preferiscono percepirlo e non farsi sfruttare. Il governo Draghi, prima o poi, lo modificherà nei termini di una politica di messa al lavoro. Il problema è però un altro: c'è la volontà politica di non estenderlo senza condizioni e come un reddito di base mentre i poveri sono aumentati: un milione in più in soli 12 mesi
Il problema non è Renzi che ha annunciato un referendum per abolire il cosiddetto “reddito di cittadinanza” nel 2022 dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, né Salvini che ieri ha rilanciato la richiesta di rivederlo, ma tutta la politica italiana che non vuole estenderlo senza vincoli né condizioni trasformandolo in un reddito di base.
Mentre sui social network si sprecano la battute contro il fenomeno di Rignano specializzato nel farsi massacrare ai referendum, si continua a dare credito alla narrazione pentastellata per cui un sussidio di ultima istanza come il “reddito di cittadinanza” avrebbe evitato l’allargamento della povertà nella pandemia mentre è vero il contrario: a causa dei limiti fiscali e patrimoniali che il governo Conte 2 con il Pd in maggioranza si è rifiutato di superare questo sistema non è riuscito a evitare l’aumento di un milione di poveri assoluti in soli dodici mesi.
I Cinque stelle saranno anche morti politicamente, ma l’egemonia populista è più viva che mai: il “reddito” per come è stato concepito non serve a emancipare i poveri, ma a governare la povertà. Tra le forze politiche che reggono la maggioranza Frankenstein del governo Draghi sembra circolare l’idea di un restyling del reddito. È in questa cornice che si prepara una delle tante riforme annunciate dal ministro del lavoro Andrea Orlando. Da quello che trapela l’intenzione è dare seguito a quanto già scritto nella legge che istituito il “reddito di cittadinanza” nel 2019: sottoporre i beneficiari ritenuti abili al lavoro (oggi almeno un milione di persone su quasi tre) all’obbligo della formazione e del lavoro gratuito fino a 16 ore a settimana per 18 mesi rinnovabili e a quello di spostarsi anche su tutto il territorio nazionale per accettare un lavoro se e quando arriverà. Chi non accetta sarà punito e perderà il sussidio.
Quando si parla di “politiche attive del lavoro”, una nuova parola-baule diventata popolare nella politica italiana dopo i tic linguistici come “mettere a terra”, si intende realizzare un sistema premio-punitivo che coinvolgerà anche le partite Iva che faranno richiesta di un altro bonus chiamato “Iscro”, i cassintegrati e i disoccupati che percepiscono la Naspi. Sul progetto di mettere al lavoro i poveri attraverso una tecnica che ricorda le Poor Laws inglesi tra il Cinquecento fino alla Seconda guerra mondiale la Commissione Europea prima, il governo Draghi poi, hanno scommesso una discreta cifra: più di 4 miliardi nel piano di ripresa e resilienza.
Può darsi che la ferocia del sistema descritto nella legge sul reddito sarà ammorbidita, anche perché manca il personale per perseguitare i poveri e da trent’anni le politiche di Workfare – così si chiama questo sistema – non funzionano in Italia. Ma è bene sapere che è questa la direzione verso la quale andranno i prossimi governi, prima e dopo che Renzi perderà il suo referendum.
Si sta dunque pensando a un sistema il cui ideale è quello inglese rappresentato da Ken Loach nel film “Io Daniel Blake”. Questo sistema spinge un modesto lavoratore sessantenne infartuato a cercare lavoro, pena la perdita del sussidio . Daniel Blake perderà la vita pur di non perdere il suo sussidio.
Il film ha commosso molti a sinistra nel 2016. Nel 2021 quasi nessuno in questa “sinistra” sembra accorgersi del fatto che, prima i Cinque Stelle, e poi oggi tutti, persino Salvini – ma anche Renzi, in fondo – vogliono applicare lo stesso sistema. Se, e quando, sarà realizzato avranno tempo di fare penitenza su Facebook, lo spazio dei pensierini dal sen fuggiti e degli atti mancati.
Per chi volesse contrapporre a Renzi e ai suoi avversari un’iniziativa radicalmente alternativa può iniziare a firmare online l’iniziativa dei cittadini europei che chiede di introdurre un reddito di base incondizionato in Europa. Obiettivo 1 milione di firme entro Giugno 2022. In Italia ne bastano 53.580 mila. Ieri eravamo a 13.317.
Un reddito di base si può ottenere subito in Italia estendendo il reddito di cittadinanza senza vincoli né condizioni alla platea potenziale di tutti i poveri relativi, includendo anche tutti gli extracomunitari residenti in Italia da meno di dieci anni. Come ha dimostrato l’stat queste famiglie sono le più povere tra i poveri ma la Lega e i Cinque Stelle le hanno escluse dal reddito di cittadinanza con una norma razzista. Se si vuole evitare di condividere questa aberrazione si potrebbe organizzare una campagna. Gli avvocati dell’Asgi sarebbero felici di collaborare.
*** Per avere un’idea del sistema che si vuole istituire anche in Italia guardiamo questo documentario su Daniel Blake di Ken Loach
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento