Dopo il mancato accordo sugli stipendi, i sindacati hanno proclamato ufficialmente: lo sciopero del 28 febbraio del personale di Ita Airways sarà dalle ore 10 alle ore 14.

Le figuracce collezionate giovedì sono state tante e tutte hanno a che fare con l’incredibile situazione che continua a caratterizzare la mini compagnia nata dalle ceneri di Alitalia che il ministro Giorgetti sta regalando a Lufthansa.

Al primo posto c’è certamente il sindacato Fit Cisl che a mezzogiorno aveva già annunciato la firma dell’accordo e che invece è stato costretto a unirsi a uno sciopero che non avrebbe mai voluto, come dimostrano le firme in solitaria in Ryanair e la spaccatura dell’unità confederale con Filt Cgil e Uilt in tutte le low cost.

Al secondo posto c’è l’attuale ad Fabio Lazzerini che si è venduto un contratto che non poteva sottoscrivere senza il via libera del Cda, mai avuto. L’uomo che per due anni ha dovuto sottostare al giogo della gestione pessima e personalistica dell’ex presidente Alfredo Altavilla, è ora riuscito a beccarsi lo sciopero che i sindacati non avevano osato proclamare nonostante le nefandezze del suo compare, defenestrato con colpevole ritardo dal governo.

Il caos continua a regnare sovrano, dunque. E, nonostante molti sindacalisti puntino sul Cda convocato per mercoledì (nonostante la contrarietà dei consiglieri Arrigo e Alemanno) come via libera alla firma del contratto che dovrebbe rialzare i salari della «start up» più ricca del mondo – 1,3 miliardi di capitale – i conti ai circa 3.800 dipendenti riassunti non tornano.

Il compromesso che pare essere stato accettato anche da Lufthansa è molto al ribasso per loro: gli aumenti scatterebbero solo da aprile con un criptico calcolo di «15 mesi» dalla firma del contratto nazionale. In più il loro importo – 38% medio in più per i piloti; 23% per gli assistenti di volo; 15% per il personale di terra – è minimo rispetto alla macelleria sociale compiuta da Altavilla anche sui salari.

La situazione di Ita è così riassumibile: la nuova micro compagnia va peggio dell’ultima Alitalia gestita dal commissario Leogrande. A confermarlo ci sono i numeri: con metà aerei e personale, la perdita nel 2022 grazie alla fallimentare gestione di Altavilla sarà fra 500 e 600 milioni.

Una cifra che – grazie ai tappeti rossi stesi da Giorgetti nel decreto per regalare Ita ai tedeschi – andrà scomputata al valore della compagnia e consentirà a Lufthansa di pagare ancora meno per entrare con il 30 o 40% con soli 200 milioni, sapendo comunque di poter comandare.

Anche l’aumento salariale – che costerà a Ita fra i 60 e 70 milioni l’anno – sarà scontato a Lufthansa e anche per questo i tedeschi non si dicono contrari.

Lo scenario peggiore infatti prevede come Lufthansa entri in Ita per due anni, non riesca a risanarla e ne esca in fretta e furia lasciando ancora allo stato dover salvare una compagnia tre volte più piccola di Alitalia. Sarebbe un bel capolavoro al contrario. Firmato Altavilla e Giorgetti.