Il presidente dell’Anm Santalucia: «Sono attacchi ingiustificati, noi non vogliamo lo scontro»
Intervista «Quando c'è un conflitto tra istituzioni, la magistratura è sempre la parte più debole, perché è facile additarla e dipingerla come lontana dalla volontà popolare»
Intervista «Quando c'è un conflitto tra istituzioni, la magistratura è sempre la parte più debole, perché è facile additarla e dipingerla come lontana dalla volontà popolare»
«Scontro tra governo e magistratura? Tanto per cominciare uno scontro prevede che esistano due parti che vogliano farlo». Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia assiste all’ennesimo infiammarsi dei rapporti tra esecutivo e giurisdizione predicando calma, prudenza, tentando di abbassare i toni. L’esatto contrario di quello che stanno facendo governo e maggioranza. E così, dopo gli attacchi diretti alla giudice Iolanda Apostolico, subito l’Anm di Catania ha diramato una nota in sua difesa, definendola «persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi». Dunque le accuse sono da respingere «con sdegno» perché «il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità».
Santalucia, verrebbe da dire che siamo alle solite, ma in realtà questa volta è un po’ diversa dalle altre…
Sì, ecco, questa volta l’attacco del governo mi sembra anche ingiustificato. Siamo in presenza di dichiarazioni che lasciano perplessi: un conto è la critica, perché ovviamente qualsiasi sentenza è criticabile e soprattutto impugnabile, e un conto sono questi toni. La giurisdizione non è una forza che si oppone al governo: questa è una falsa rappresentazione della realtà che non fa bene a nessuno.
La decisione del tribunale di Catania però in effetti sembra andare contro il cosiddetto decreto Cutro.
Quello che è stato deciso a Catania tiene conto di norme europee molto articolate e della Costituzione. Non c’è alcuna volontà di mettersi di traverso. Dire il contrario ovviamente nuoce alla serenità dei rapporti tra politica e magistratura. La giurisdizione non ha il compito di collaborare all’attuazione di un programma di governo, e per la democrazia è un bene che sia così.
Ma non le sembra che comunque una guerra tra governo e magistratura sia ormai in corso?
Rifiuto questa visione delle cose. Io non voglio pormi nemmeno per un attimo in una posizione di contrapposizione. Se qualcuno vuole farlo, io mi chiamo fuori. I magistrati non vogliono lo scontro, lo dico e lo ripeto, perché a pagarne le spese sarebbe soprattutto la società. Su Catania aggiungo che invito tutti a leggere per bene il provvedimento: il dl Cutro è molto recente e deve fare i conti con tante cose e questo non deve avvenire in un clima di guerra. Bisogna preservare la credibilità delle istituzioni.
Sabato a Palermo c’era anche lei quando al congresso di Area è intervenuto Carlo Nordio. Cosa ne pensa del suo discorso?
Il suo è stato un intervento che non aggiunge nulla a quello che già sapevamo. Con il ministro abbiamo un rapporto chiaro e franco: lui ha parlato soprattutto di separazione delle carriere, noi siamo contrari, lo abbiamo sempre detto e questo dibattito per ora sta andando avanti nel rispetto reciproco. Piuttosto a lui e al governo chiederei di ascoltarci quando diciamo che la giustizia non ha tanto bisogno di riforme, quanto di risorse per gestire e applicare al meglio quelle già fatte. Posso fare un esempio?
Prego.
Gli addetti all’ufficio del processo sono stati assunti con contratti a tempo determinato. Forse sarebbe il caso di stabilizzarli, anche perché svolgono un compito molto importante.
Ecco, se con Nordio i rapporti sono chiari e franchi come dice lei, noterà però che il resto del governo appare piuttosto ostile.
Non creda che non l’abbia notato, ma devo necessariamente trascurare gli spunti di conflittualità. Leggo anche io certe dichiarazioni, ovvio, e credo che servano solo a creare una confusione di cui non abbiamo alcun bisogno. Abbiamo tanti problemi concreti e reali, dovremmo tutti concentrarci su questo. Quando c’è un conflitto tra istituzioni, la magistratura è sempre la parte più debole, perché è facile additarla e dipingerla come lontana dalla volontà popolare. Bisogna però stare attenti a fare discorsi del genere, perché c’è il rischio concreto di ferire le istituzioni nel loro complesso.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento