Il ponte lungo dei rapaci
Ambiente Milioni di uccelli ogni anno migrano dall’Africa all’Europa passando per lo Stretto di Messina, la rotta più pericolosa al mondo
Ambiente Milioni di uccelli ogni anno migrano dall’Africa all’Europa passando per lo Stretto di Messina, la rotta più pericolosa al mondo
Uno dei fenomeni più affascinanti della natura è la migrazione degli animali, spesso immaginata in luoghi lontani, in continenti diversi, senza sapere che proprio in Italia si svolge questo magico fenomeno, con milioni di uccelli che si spostano, due volte l’anno, da e per l’Africa, concentrandosi sullo Stretto di Messina, dove la natura ha separato le terre con il mare che a sua volta ospita una migrazione meno visibile ma ugualmente magica, di pesci e cetacei. Agli uccelli, nello spazio aereo e terrestre, si associano insetti diurni e notturni, anch’essi in migrazione, ignota ai più.
LO STRETTO DI MESSINA È UNO SCRIGNO di biodiversità meraviglioso, la migrazione vede il suo attraversamento per ogni specie con tempi, periodi, numeri, mete diverse. Il mondo alato è quello sicuramente più visibile con anche diverse migliaia di rapaci al giorno, di ben 38 specie diverse.
E’ NECESSARIO FARE UN SALTO in un passato non troppo lontano, ricordando che i volontari delle associazioni ambientaliste scoprirono nel 1981 che in pieno periodo di caccia chiusa, da appostamenti fissi vietati venivano uccise specie protette ormai tutto l’anno. I rapaci e le cicogne in migrazione venivano falcidiati dalle doppiette illegali su entrambe le sponde. Iniziò una lunga battaglia per la legalità e la salvezza del popolo migratore, durissima per tutti, forze dell’ordine incluse. Nel 1984 fu organizzato il primo campo internazionale per la loro tutela cui partecipano ancora oggi, volontari da moltissimi paesi anche extra europei, ora giunto alla quarantunesima edizione. La presenza del Corpo Forestale dello Stato ora Carabinieri forestali e il gruppo Soarda, del Corpo Forestale della Regione siciliana, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei vigili urbani, della polizia provinciale, hanno contribuito fortissimamente a ridimensionare il fenomeno del bracconaggio.
UNA ROTTA MIGRATORIA ALL’EPOCA nota solo ai bracconieri, è ora universalmente nota per essere la più importante al mondo in primavera per il Lodolaio, l’Albanella pallida e il Grillaio. Si raccolgono dati importantissimi e unici nel panorama europeo, per durata (41 anni), di specie rigorosamente protette e vulnerabili. Grazie a tutto ciò inoltre entrambe le sponde dello Stretto di Messina sono riconosciute come ZPS, ovvero, Zona a Protezione Speciale per la Direttiva 2009/147/CE meglio nota come Direttiva Uccelli. In essa si chiede agli stati membri di tutelare le specie per le quali il sito è stato istituito, di prevenire il degrado degli habitat garantendo quindi non solo la sicurezza dei singoli individui ma anche degli ambienti che sorvolano durante la migrazione, o dove si riproducono o svernano, nel rispetto del principio di precauzione sancito dal Trattato dell’Unione Europea.
MIGRANO SPECIE COMUNI E NON, diverse sono a rischio di estinzione, con popolazioni fortemente limitate su tutto il territorio europeo e quindi con necessità di tutela ancor più rigorosa, tutte passano sullo Stretto di Messina, ovunque, dal mare fino alle cime dei rispettivi monti, Peloritani in Sicilia e Aspromonte in Calabria. Passano in primavera, quando lasciano i territori di svernamento – per molte specie a sud del Sahara – per tornare in Europa per riprodursi, e in autunno per tornare in Africa dove trascorreranno l’inverno.
ENTRAMBI I FLUSSI INTERESSANO MOLTI mesi, ogni specie ha il suo periodo di picco e di preferenza, ed è un volo senza sosta, dalla fine di gennaio a fine giugno, diretti a nord e ad est, da metà luglio a metà dicembre, verso sud. Migrano di notte e di giorno, alcune specie possono farlo in entrambe le fasce orarie, indistintamente, altre solo di giorno o di notte. Impossibile elencarle tutte, impossibile raccontare quanto osservato in 44 anni di attività di cui 41 costantemente per due mesi ogni primavera. Sono voli magici, momenti indimenticabili, mai un anno uguale all’altro, mai ripetitività, prevedibilità. Quelli che giungono sullo Stretto di Messina sono uccelli che devono sorvolare ben due ambienti ostili per eccellenza: il deserto (Sahara e Sahel, 2700 km) e il mare (Canale di Sicilia) che nel punto più breve è di ben 140 km. I flussi migratori che utilizzano Gibilterra e Bosforo incontrano lungo il loro percorso diversi ambienti che possono offrire rifugio e cibo, poco mare (40 km Gibilterra, 2 km il Bosforo). Nulla a confronto con i 2700 di ostile deserto con pochissimi luoghi per rifocillarsi, nulla a confronto con gli almeno 140 km di mare che separa la Sicilia dall’Africa.
MOLTI, PUR PARTENDO DAL PUNTO più breve (Capo Bon), vengono spinti dal vento più a sud, arrivando a sorvolare anche oltre 300 km di mare. Se un uccello terrestre finisce le energie mentre sorvola il mare, cade in acqua e muore. Gli uccelli che giungono sullo Stretto di Messina sono i più provati di mezzo pianeta. E hanno, in primavera, fretta di arrivare nei luoghi di riproduzione. Vige la regola del «chi tardi arriva male alloggia», anche per loro. E se accumulano ritardo, non si possono permettere soste salvifiche e le energie per compiere il lungo volo sono sempre meno. Evitare un ostacolo diventa, con meteo avverso, visibilità scarsa o assente (volano nelle nuvole, in volo cieco) un’impresa impossibile.
ED ECCO CHE PORRE UN OSTACOLO gigantesco, che occuperebbe ben 70 mila mq di cielo, lungo l’attraversamento dell’ultimo braccio di mare che li separa dal continente europeo in primavera, diventerebbe una trappola mortale. Vento, pioggia, energie residue, visibilità o meno, sono incognite non controllabili, non prevedibili, non modificabili.
IL WWF NEL 2004 HA PRESENTATO reclamo alla Ue per violazione dell’art. 4 della Direttiva Uccelli, cui è seguita l’apertura di una procedura di infrazione. La società promotrice del ponte, a seguito della procedura di infrazione, nel 2006 ha dovuto studiare la migrazione primaverile anche notturna, con il radar, per un mese e mezzo (e tre notti di radar rotto), rilevando il passaggio di 4.300.000 uccelli in una frazione brevissima temporale e spaziale che offre una conoscenza inedita dell’importanza di questa rotta migratoria anche di notte.
E’ UN FLUSSO INARRESTABILE, immodificabile nelle rotte determinate dal vento, dalle condizioni meteorologiche. E a chi chiede cosa succederebbe con un ostacolo posto trasversalmente alla loro direzione di volo c’è solo una risposta: continuerebbero a passare, sempre e comunque. Quello che cambierebbe sarebbe solo il numero dei sopravvissuti. Possiamo fare centomila nuovi ponti lungo questa rotta, ma loro la continueranno a seguire. Quando potranno, eviteranno la collisione, molti non ce la faranno e moriranno. Silenziosamente, senza il rumore dei fucili, senza la codardia delle reti. Solo in nome e per conto di presunta grandezza umana che vorrebbe violare le leggi di natura. E’ nostro dovere proteggerli lungo uno dei percorsi più difficili e pericolosi del pianeta, offrendo loro spazio aereo libero, come natura ha sempre voluto.
* Wwf Italia
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