Europa

Il parlamento si infiamma, l’Afd rovina le celebrazioni

Il parlamento si infiamma, l’Afd rovina le celebrazioniMike Pompeo e Angela Merkel ieri a Berlino – LaPresse

Germania Volano parole pesanti durante la seduta al Bundestag dedicata al trentennale della caduta del Muro. L’ultradestra accusa Merkel di usare i metodi della stasi e di aver impedito «la svolta 2.0»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 9 novembre 2019

Comincia con il capogruppo della Cdu, Ralph Brinkhaus, che definisce il crollo del Muro come «il giorno più felice della nostra storia»; finisce con il deputato sassone di Alternative für Deutschland che accusa Angela Merkel di «utilizzare gli stessi metodi della Stasi».

Così ieri la seduta del Bundestag dedicata al Trentennale della «rivoluzione non-violenta del 9 novembre 1989», che invece di pacificare le due anime tedesche ha infiammato il Parlamento.

A innescare la miccia è il deputato Afd, Tino Chrupalla, che denuncia l’«agitazione e la propaganda con cui la cancelliera continua a tenere a bada il nostro popolo», prima di dare pieno fuoco alle polveri: «Merkel ci spieghi la strategia di decomposizione della Germania che ha imparato quando militava nella Freie Deutsche Jugend (l’organizzazione giovanile della Ddr) e ci dica se vuole costruire il nuovo Muro antifascista tra i tedeschi».

Tra le accuse a “Mutti” del parlamentare fascio-populista (che mira alla presidenza di Afd) anche avere «impedito la “Svolta 2.0”»: letteralmente lo stesso termine (Die Wende) utilizzato dall’ultimo segretario della Sed (il partito socialista unificato) nel tentativo di salvare la Ddr, come gli fa prontamente notare Katrin Budde, deputata della Spd eletta in Sassonia-Anhalt: «Chi parla di “Svolta 2.0” non si inserisce nella tradizione della rivoluzione pacifica ma in quella di Egon Krenz» è la sua lezione di storia. Mentre la Cdu commemora i «prigionieri politici» ringraziando l’ex presidente Usa, George Bush (ieri a Berlino per l’occasione c’era il segretario di stato americano Mike Pompeo), e facendo autocritica: «Avremmo dovuto guardare meno ai soldi e alle infrastrutture e più alle persone. È stato questo il nostro più grande errore nel processo di riunificazione» è il rimpianto, fuori tempo massimo, del capogruppo cristiano-democratico.

Coincide con la “storica” critica della sinistra, dalle cui fila, Gregor Gysi (ex leader della Linke con un passato nella Sed e poi del Pds) scandisce l’unico punto che in teoria dovrebbe mettere tutti d’accordo: «Il Muro non può essere in alcun modo giustificato e i morti sono inaccettabili». Rifiutando, tuttavia, il termine «Unrechtsstaat» (Stato di non Diritto) affibbiato da mezza Aula «perché fu coniato dal giurista Fritz Bauer per la Germania nazista». Prima di ricordare che Krenz nel 1989 decise comunque di non usare la forza («non venne sparato un singolo colpo») e che «la maggioranza nella Ddr voleva abbattere il vecchio Muro» senza costruirne di nuovi.

«Di sicuro la fine della Ddr ha portato nuove libertà in Germania, ma anche politici come la cancelliera Merkel» insistono tra i banchi di Afd, continuando il tiro sul loro unico obiettivo. Mentre riducono il «Muro anti-tedesco» a «una mera decisione degli stranieri» facendo finta di dimenticare chi liberò dal nazismo la “loro” Deutschland nel 1945.

In questo delirio l’unica a non perdere la calma è Merkel: sorride, fa un cenno con la mano ai deputati Cdu, come a dire: «lasciate fare, non date importanza a chi parla» come da traduzione non solo della Faz.

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