Secondo l’Onu, la guerra in Ucraina ha già causato la morte di 5.000 civili e ha costretto quasi cinque milioni di persone a diventare rifugiati. Questi numeri non includono almeno 20.000 morti militari e i molti milioni di sfollati all’interno dell’Ucraina.

La guerra ha provocato la distruzione di intere città la cui ricostruzione richiederà decenni.

Con l’obiettivo di riepilogare quanto accaduto, di riflettere sul ruolo della Nato e di esaminare i possibili scenari futuri della guerra, ho condotto una tavola rotonda con tre noti studiosi appartenenti alla tradizione marxista: Etienne Balibar (EB), Silvia Federici (SF) e Michael Löwy (ML).

Chi sono i partecipanti alla tavola rotonda

  • Étienne Balibar è Chair di Contemporary European Philosophy presso la Kingston University (Regno Unito)
  • Silvia Federici è Professoressa Emerita di Filosofia Politica presso la Hofstra University (Stati Uniti)
  • Michael Löwy è Direttore di Ricerca Emerito presso il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (Francia)
  • Marcello Musto è Professore di Sociologia presso la York University (Canada)

MARCELLO MUSTO (MM): L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato la brutalità della guerra in Europa e ha posto il mondo di fronte al dilemma di come rispondere all’attacco della sovranità ucraina.

ML: Questa brutale invasione, con i bombardamenti sulle città e migliaia di vittime civili, tra cui anziani e bambini, non ha alcuna giustificazione.

EB: La guerra che si sta sviluppando sotto i nostri occhi è «totale». È una guerra di distruzione e terrore. L’imperativo urgente e immediato è che il popolo ucraino resista e che, a tal fine, si senta sostenuto da azioni concrete e non solo da sentimenti.

MM: Esiste, però, un’altra questione altrettanto dirimente: evitare che l’Europa venga percepita come uno degli attori di questa guerra e far si che essa contribuisca a una decisa iniziativa diplomatica. Da qui la richiesta – sostenuta da una parte significativa dell’opinione pubblica – di non partecipare attivamente alla guerra. Il rischio per l’Ucraina è che, dopo essere stata martoriata dai russi, d’ora in avanti venga tramutata in una nazione che riceve armi dalla Nato e combatte una guerra di lunga durata per conto di quanti, a Washington, auspicano un indebolimento della Russia. In questo caso, la finalità del conflitto andrebbe oltre la difesa della piena e legittima sovranità dell’Ucraina. Coloro che denunciano la pericolosissima spirale di guerra che potrebbe far seguito all’invio di ulteriori armamenti pesanti in Ucraina non sono «neutrali». Ci sono state fin troppe caricature strumentali di questa posizione. Pensiamo che vada misurata ogni azione che si compie, con la massima attenzione, al fine di avviare credibili negoziazioni per ripristinare la pace.

SF: La guerra della Russia contro l’Ucraina deve essere condannata. Nulla può giustificare le uccisioni e il terrore a cui abbiamo assistito. Tuttavia, dobbiamo anche condannare le numerose manovre con cui gli Usa e la Nato hanno contribuito a fomentare questa guerra e la decisione degli Usa e della Ue di inviare armi all’Ucraina. Ciò prolungherà la guerra a tempo indeterminato. L’invio di armi è particolarmente discutibile se si considera che l’invasione della Russia avrebbe potuto essere fermata se gli Usa avessero dato alla Russia la garanzia che la Nato non sarebbe giunta ai suoi confini.

MM: Dall’inizio della guerra, uno dei principali temi di discussione è stato il tipo di aiuto da fornire agli ucraini per difendersi dall’aggressione della Russia, senza, però, espandere il conflitto a livello internazionale. Quali sono le decisioni da prendere per garantire il minor numero di vittime in Ucraina ed evitare un’ulteriore escalation?

ML: Si possono muovere molte critiche all’Ucraina, ma non si può negare al suo popolo il diritto di difendersi dalla brutale invasione russa contro il diritto delle nazioni all’autodeterminazione.

EB: Direi che la guerra degli ucraini contro l’invasione russa è una «guerra giusta», nel senso forte del termine. Una guerra «giusta» è quella in cui non basta riconoscere la legittimità di chi si difende dall’aggressione, ma è necessario impegnarsi al suo fianco. È una guerra in cui anche chi, come me, per cui ogni guerra è inaccettabile o disastrosa, non può scegliere di rimanere passivo. Io scelgo: contro Putin. Non ricominciamo a giocare al «non interventismo». L’Ue è comunque già coinvolta nella guerra. Anche se non sta inviando truppe, sta consegnando armi – e credo sia giusto farlo.

Etienne Balibar
«Quella degli ucraini contro l’invasione russa è una “guerra giusta”, nel senso forte del termine. Non giochiamo al “non interventismo”»

MM: Io centro la mia riflessione sull’esigenza di evitare una conflagrazione generale. Per evitare una catastrofe ancora maggiore occorre raggiungere un accordo di pace. Bisogna essere consapevoli che, quando vi è in campo una potenza nucleare come la Russia, è illusorio pensare che la guerra contro Putin possa essere «vinta». Gli Usa hanno approvato un pacchetto di oltre 40 miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari all’Ucraina. Si tratta di una somma di denaro elevatissima che sembra destinata a finanziare una guerra di lunga durata. Ciò incoraggia Zelenski a ritardare i necessari negoziati con il governo russo.

SF: La cosa migliore sarebbe che gli Usa e l’Ue dessero alla Russia la garanzia che l’Ucraina non entrerà nella Nato. Tuttavia, in molti, all’interno della struttura di potere militare e politico degli Stati Uniti, preparano da anni uno scontro con la Russia. Stiamo assistendo a un trasferimento di miliardi di dollari al complesso militare industriale statunitense e la pace non arriverà con un’escalation dei combattimenti.

MM: Parliamo delle reazioni della sinistra all’invasione russa. Alcuni settori hanno commesso il grave errore politico di rifiutarsi di condannare chiaramente la Russia. Questo compromette la credibilità di future denunce ad altre possibili aggressioni della Nato. É il risultato di un corto circuito ideologico, come se tutte le scelte geopolitiche possano essere valutate esclusivamente in funzione al tentativo di indebolire gli Usa. Parallelamente, molte forze progressiste hanno ceduto alla tentazione di diventare, direttamente o indirettamente, co-belligeranti. Quando la sinistra non si oppone alla guerra smarrisce una parte essenziale della sua ragion d’essere e finisce con l’essere inghiottita dall’ideologia del campo a lei avverso.

Silvia Federici
«È negativo che la sinistra istituzionale abbia sostenuto l’invio di armi»

ML: Purtroppo, in America Latina, alcune forze di sinistra – come il governo venezuelano – si sono schierate dalla parte di Putin, o si sono limitate a una sorta di posizione «neutrale». La scelta per la sinistra è tra il diritto dei popoli all’autodeterminazione e il diritto degli imperi a tentare di annettere altri Paesi. Non si possono avere entrambe le cose; sono opzioni inconciliabili.

SF: È molto negativo che la sinistra istituzionale – a partire da Ocasio-Cortez negli Usa – abbia sostenuto l’invio di armi all’Ucraina. Vorrei anche che i media fossero più critici. Perché si dice che «l’Africa sta morendo di fame» a causa della guerra in Ucraina? Perché non parlare dei massicci accaparramenti di terre da parte delle compagnie internazionali che hanno portato molti a parlare di una «nuova rapina all’Africa»?

MM: Nonostante l’adesione di Svezia e Finlandia e il rafforzato sostegno alla Nato, bisogna lavorare affinché l’opinione pubblica smetta di considerare la più grande e aggressiva macchina bellica del mondo come la soluzione ai problemi della sicurezza globale. Anche in questa vicenda, la Nato ha mostrato di essere un’organizzazione pericolosa e inefficace che, con la sua volontà di espansione e di dominio unipolare, contribuisce ad aumentare le tensioni belliche nel mondo. Il paradosso è che Putin ha rafforzato il nemico di cui voleva limitare la sfera d’influenza.

ML: La Nato è un mostro politico-militare generato dalla Guerra Fredda e il suo smantellamento è un requisito fondamentale della democrazia. Purtroppo, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha resuscitato la Nato. Putin l’ha salvata dal suo lento declino, forse dalla sua scomparsa.

SF: È preoccupante che la guerra della Russia contro l’Ucraina abbia prodotto una grande amnesia sull’espansionismo della Nato. Ma non credo che la Nato fosse moribonda prima dell’invasione russa dell’Ucraina. La sua avanzata in Europa orientale e la sua presenza in Africa dimostrano il contrario.

MM: Questa amnesia sembra aver colpito molte sinistre di governo. Stravolgendo i suoi storici principi programmatici, la Left Alliance in Finlandia ha da poco votato a favore dell’ingresso di quest’ultima nella Nato. Unidas Podemos in Spagna è piena di contraddizioni.

Michael Löwy
«Purtroppo forze di sinistra come il Venezuela sono schierate con il Cremlino»

EB: Più la Nato si erge come sistema di sicurezza, più l’Onu declina. In Kosovo, in Libia e, nel 2013, in Iraq, l’obiettivo degli Usa e della Nato è stato quello di diminuire le capacità di mediazione, regolamentazione e giustizia internazionale dell’Onu.

MM: Quale sarà l’andamento della guerra e quali sono i possibili scenari futuri?

EB: Ci sono almeno tre ragioni per essere pessimisti. Primo: un’escalation è probabile, soprattutto se le forze ucraine resistono. Secondo: se la guerra si concluderà con un «risultato», esso sarà disastroso in ogni caso. Lo sarà se Putin raggiungerà i suoi obiettivi, schiacciando il popolo ucraino, e lo sarà se dovrà ritirarsi, con un ritorno alla politica dei blocchi del passato. Terzo: la guerra frenerà la mobilitazione planetaria contro la catastrofe climatica.

SF: Gli Usa non hanno alcuna intenzione di assicurare alla Russia che la Nato non estenderà il suo raggio d’azione. La guerra continuerà con conseguenze disastrose per tutti. Non riesco a immaginare scenari futuri diversi dall’estensione dello stato di guerra permanente che è già una realtà in molte parti del mondo.

MM: Ho l’impressione che la guerra non cesserà a breve. Una pace «imperfetta», ma immediata, sarebbe preferibile al prolungamento del conflitto, ma troppe forze in campo lavorano per un esito diverso. Ogni volta che un capo di stato pronuncia la frase «appoggeremo l’Ucraina fino alla vittoria» le negoziazioni si allontanano. La sinistra dovrebbe lottare strenuamente per la soluzione diplomatica, contro l’aumento delle spese militari e per evitare che gli ingenti costi della guerra cadano sul mondo del lavoro e provochino un’ulteriore crisi economico-sociale. Se ciò non accadrà, ne approfitteranno i numerosi partiti di estrema destra che stanno marcando l’agenda del dibattito politico europeo, in maniera sempre più aggressiva e reazionaria.