Se quest’estate andate in vacanza in Grecia e vi capita di vedere appeso nelle edicole un giornale che ha nome e logo uguali a quello che avete tra le mani non compratelo. Non abbiamo allargato la diffusione o deciso di tradurre i nostri articoli. C’è stato un plagio in piena regola.

Gli autori hanno sostituito l’articolo determinativo maschile «il» con il corrispettivo greco neutro «to», per il resto la testata è identica a quella disegnata nel 1971 da Giuseppe Trevisani, primo grafico del manifesto. L’unica variazione, significativa, è di natura cromatica: non c’è il rosso della striscia che sottolinea il nome, ma il giallo del cerchio che circonda le prime due lettere.

La pubblicità di lancio sui bus di Atene di to manifesto

Dopo alcuni approfondimenti gli avvocati Andrea Fiore e Alessio La Pegna, con l’aiuto del collega greco Ioannis Apatzidis, hanno inviato per conto della nostra cooperativa una diffida affinché cessino immediatamente le pubblicazioni della variante pirata.

«In genere chi prova ad appropriarsi di marchi altrui per sfruttarne la notorietà usa un po’ di fantasia. Magari aggiungendo parole o piccole variazioni. Qui hanno fatto copia e incolla di nome e font, cambiando appena l’articolo», dice La Pegna.

QUEL NOME ha alle spalle 51 anni di rotture politiche e qualità giornalistica. Non può essere infangato da un foglio di propaganda a favore del governo di destra guidato da Nea Dimkoratìa.

Sfogliando to manifesto, infatti, non si trovano cronache, reportage, inchieste, ma solo pezzi di opinione e polemica politica che da un lato celebrano il primo ministro ellenico Kyriakos Mitsotakis e la sua compagine, dall’altro attaccano senza tregua l’opposizione guidata da Alexis Tsipras e Syriza.

Oltre la metà dei circa trenta articoli che il direttore Alexandros Papastathopoulos ha firmato tra giugno e luglio hanno Tsipras nel titolo o nell’immagine di copertina. Una vera ossessione.

Tra i giornalisti del quotidiano non ci sono firme di rilievo e neanche l’editore Haris Pavlides è noto nell’ambiente del giornalismo greco. Di lui si trova una vecchia descrizione nella versione locale del sito huffingtonpost in cui, tra le altre cose, è indicato come consulente per la stampa di Dimitris Avramopoulos, esponente di Nea Dimokratìa già ministro della Giustizia e commissario europeo per le migrazioni.

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IN GRECIA tiratura e vendite dei giornali non sono pubbliche. Dunque non ci sono numeri certi, ma la diffusione di to manifesto pare limitata.

Nell’indice sulla libertà di stampa redatto ogni anno da Reporter senza frontiere (Rsf) il paese ellenico è passato dalla posizione 70 su 180 del 2021 alla numero 108 di quest’anno. Due posti sotto l’Ucraina, tra Burundi e Zambia.

Radio, televisioni e carta stampata sono, con rarissime eccezioni, megafono delle destre. Anche per questo, visto che non sono chiari i canali di finanziamento, c’è chi ipotizza che a sostenere economicamente il giornale sia il partito di governo.

Ascolta l’intervista di Dimitri Deliolanes a Radio Radicale

to manifesto nasce nell’aprile 2019, a tre mesi dal voto delle politiche. Dopo qualche copia cartacea pre-elettorale ha continuato a esistere solo come sito internet. La scarsa circolazione lo ha aiutato a non dare nell’occhio, a rimanere nascosto nelle pieghe del web.

Il 16 maggio scorso, però, il quotidiano è tornato in edicola.

Ad accompagnare la grafica gialla e blu che annuncia la notizia, e che ha circolato per le strade di Atene sul retro di alcuni autobus, lo slogan: «Al centro del potere».

Sotto il profilo twitter, invece, campeggia la scritta: «La classe media è il futuro della nazione».

LE IRREGOLARITÀ commesse copiando nome e logo possono andare dalla violazione di copyright, alla concorrenza sleale, al plagio. il manifesto è un marchio registrato a livello europeo, un marchio storico in Italia, e la sua tutela va al di là dei singoli stati membri.

In questa vicenda, però, più che la protezione della proprietà intellettuale conta la difesa della storia del giornale. La linea rossa che sottolinea le lettere della testata indica una collocazione politica precisa e un editore puro e indipendente, organizzato in forma di cooperativa.

Chi vuole fare un giornale giallo deve usare un altro nome.

Nel frattempo, sostieni il manifesto e attiva la promo estiva!