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Il «J’accuse» di Joe Biden, mentre il Gop trama il golpe

Il «J’accuse» di Joe Biden, mentre il Gop trama il golpeJoe Biden parla alla nazione dalla Sala delle Statue a Capitol Hill – Michael Reynolds/ Ap

Stati uniti Il discorso del presidente nell’anniversario del 6 gennaio: «Un pugnale alla gola della democrazia»

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 7 gennaio 2022

Ha messo l’elmetto, Joe Biden. A Washington sono le nove del mattino quando il presidente entra nella Sala delle Statue. In quel vistoso salone del Campidoglio, esattamente un anno fa l’orda della destra inseguiva i poliziotti in un rovinoso rovesciamento di ruoli che a momenti non rovescia anche la democrazia americana. E finalmente va all’attacco di Donald Trump – che non nomina mai nemmeno per sbaglio, invece dice 16 volte l’ex presidente, lo sconfitto presidente, il mentitore. «Un ex presidente degli Stati uniti d’America ha creato e diffuso una rete di menzogne sulle elezioni del 2020. L’ha fatto perché valuta il potere più dei principi, i suoi interessi più importanti di quelli del paese, il suo ego ferito più della democrazia e della Costituzione».

CON UN ANNO DI RITARDO, incagliato in un parlamento dove per bloccare i suoi grandiosi piani di spesa è bastato un senatore democratico che ereditò il seggio da uno del Ku Klux Klan, con lo spettro di rovinose elezioni di midterm tra dieci mesi, il presidente Biden ha scelto la lunga commemorazione dell’assalto a Capitol Hill per denunciare quello che da dodici mesi accade sotto gli occhi di quasi tutti: il colpo di stato prolungato.

«Non erano un gruppo di turisti, era un’ insurrezione armata. Quelli che hanno preso d’assalto questo Campidoglio, quelli che li hanno istigati e incitati e quelli che hanno chiesto loro di farlo hanno puntato un pugnale alla gola dell’America e della democrazia americana», così Biden.

Se l’assalto al Campidoglio fu un golpe pasticcione, una violenta e pericolosa jacquerie scatenata senza l’appoggio di alcuna istituzione (politica, militare, di intelligence), ha però portato gli Usa oltre la porta proibita: contestare le elezioni è possibile, sia a botte che sui media che nei tribunali. E nell’anno trascorso, mentre il neopresidente si arenava nella stessa crisi economica da Covid che lo aveva portato alla Casa Bianca, mentre la caporetto in Afghanistan ne devastava la credibilità («Non sarà un altro Vietnam», diceva), l’inesausto Donald Trump massacrava ogni oppositore repubblicano e creava le condizioni per manipolare il voto prossimo e quello dopo. Lo ha fatto a colpi di leggi statali che limitano l’accesso ai seggi a certi elettori, ridisegnano i collegi elettorali in modo gaglioffo, autorizzano i parlamenti statali a invertire il risultato delle urne per motivi minimi, e altre sovversioni legal-contabili della democrazia come la conosciamo.

«L’EX PRESIDENTE e i suoi supporters hanno deciso che il solo modo di vincere era sopprimere il vostro voto, sovvertire le nostre elezioni», così Biden.
Sì, ci sono le inchieste del procuratore generale Merrick Garland e le sue 700 incriminazioni che forse arriveranno a 2500, e sì, c’è il “January 6 committee” della Camera che indaga su soldi, miliziani e soprattutto sulla responsabilità di Donald e del suo cerchio magico. Ma sarà meglio che il comitato si sbrighi a scrivere il suo rapporto: se Trump e accoliti vinceranno le elezioni di midterm il prossimo 8 novembre, come è quasi matematico vista la marea di nuove leggi, addio commissione d’inchiesta. Ormai sono “loro” contro tutti, ieri al Campidoglio non c’era un solo senatore repubblicano, tutti al provvidenziale funerale del collega della Georgia che ha avuto il buon gusto di farsi seppellire proprio oggi. È rimasta soltanto Liz Cheney, la figlia del vice di Bush jr, la sola repubblicana che abbia azzardato attaccare Trump – che la insulta ogni giorno.
«Non può accettare di avere perso», così Biden.

E CONTINUA a non accettarlo, Donald Trump, che replica con una breve dichiarazione scritta dalla reggia di Mar-a-Lago (contenente errori di grammatica, ma è un dettaglio): «Questo teatro politico è solo una distrazione dal fatto che Biden ha completamente e totalmente fallito». Trump era, è e resta il capofila dell’unica destra rimasta, la sua. Il suo comitato elettorale “Save America” ha in cassa circa 100 milioni di dollari, ha personalmente scatenato un autodafè repubblicano masticando senza pietà ogni pallido critico dentro il partito e selezionato i fedelissimi come Mendel selezionava i piselli. Nel 2024 non gli serviranno i miliziani.

«Nemmeno durante la guerra civile accadde una cosa come questa, e il precedente presidente stava seduto nello Studio ovale e guardava tutto in televisione senza fare niente per ore», così Biden.
Sulla cupola del Campidoglio, proprio dai tempi della guerra civile, c’è una statua di sei metri e sette tonnellate di bronzo, una donna con elmo, scudo e spadone che si chiama, non a caso, «Libertà armata». Forse Trump ha solo interpretato male.

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