Il Guardian: stupro come arma di guerra nell’attacco del 7 ottobre
Israele L'indagine della testata britannica
Israele L'indagine della testata britannica
Un’altra indagine giornalistica, stavolta del Guardian, sottolinea come le prove sinora raccolte puntino verso la conclusione che – durante l’attacco del 7 ottobre nel sud di Israele – la violenza sessuale sia stata impiegata sistematicamente dagli uomini di Hamas come arma di guerra. Indagine condotta dalla testata britannica confrontando testimonianze rese alla polizia – fra cui quella della donna che ha assistito allo stupro e la mutilazione del seno di una delle vittime al festival musicale Supernova, raccontata dall’inchiesta di qualche settimana fa del New York Times – e foto e video fatti da sopravvissuti e primi soccorritori. «L’unità investigativa d’elite della polizia israeliana, Lahav 433 – scrive il Guardian – sta ancora vagliando 50.000 prove visive e 1.500 resoconti di testimoni, e sostiene di non essere in grado di stabilire il numero di donne e ragazze che sono state vittima di violenza di genere».
Come già il New York Times, il giornale spiega che le indagini sulle violenze sessuali sono state ostacolate, in un primo momento, dalla necessità di identificare il gran numero di vittime e consegnarle alle famiglie per un funerale il più celere possibile, come richiesto dalla tradizione ebraica. Inoltre, l’organizzazione di risposta alle emergenze, Zaka – che lavora in cooperazione con la polizia sui luoghi degli attacchi terroristici – ha spesso contaminato le «scene del crimine» ed è composta in maggioranza da uomini ultra ortodossi: molti hanno affermato, riporta il Guardian, di «non aver pensato affatto agli stupri».
«Tutti sono alla ricerca della prova perfetta, una donna sopravvissuta che racconti quello che le è accaduto. Ma pensateci: qualcuno che ha sofferto un trauma di quel tipo, perché dovrebbe volersi sottoporre a una cosa del genere? La violenza sessuale è poco denunciata ovunque. Questo caso non fa eccezione», ha detto alla testata il direttore dell’Association of Rape Crisis Centers di Israele, Orit Sulitzeanu. Una di queste donne è sopravvissuta a uno stupro di gruppo al festival Supernova e, ha spiegato la polizia, è in cura per il trauma fisico e mentale subito – «non è in condizione di parlare con gli investigatori».
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