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Il governo Meloni frena le rinnovabili

Il governo Meloni frena le rinnovabili

Alternative La direttiva europea sulle comunità energetiche è stata approvata, ma mancano i decreti attuativi e le norme non sono operative

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 ottobre 2023

Diamo nuova energia all’Italia». Lo slogan del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin era funzionale al lancio della notizia che tutti attendevano da tempo. La proposta di decreto per incentivare la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili aveva varcato il confine nazionale e si prestava ad ottenere l’ok da Bruxelles.

PECCATO CHE QUESTO ACCADEVA il 23 febbraio e ad oggi, nonostante le ripetute rassicurazioni sull’imminente conclusione dell’iter autorizzativo che darà il via libera alle Comunità energetiche rinnovabili (Cer), le lancette sono ferme a quel giorno. Si susseguono convegni, convenzioni, accordi, tavole rotonde per definire questi nuovi soggetti giuridici composti da aziende, privati ed enti pubblici al fine di auto produrre energia da fonti rinnovabili. La crescita è più che auspicabile giacché, con il crollo delle fonti fossili nella produzione di energia elettrica, occorrerebbe accelerare con le rinnovabili per impedire che siano ancora gas e carbone a rispondere alla domanda.

È PURE PRONTA LA MAPPA INTERATTIVA delle cabine primarie, che il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha pubblicato il 29 settembre. In totale sono 2107. “Questa novità tecnica va nella direzione di preparare il nostro Paese a una crescita sostenuta delle Cer, perché entrino a pieno nella cultura energetica nazionale – ha dichiarato il ministro Pichetto Fratin – il confronto con la Commissione sul decreto di incentivazione – ha assicurato – è alle battute finali e vogliamo farci trovare pronti, con strumenti avanzati ed efficaci”. L’attesa cresce. Come chiarisce lo stesso Gse sul proprio sito, fino alla data di entrata in vigore del decreto, al vaglio della Commissione Ue da febbraio scorso, al momento si procede con la bassa e media tensione delle cabine secondarie. Solo i decreti attuativi potranno sbloccare questo impasse e consentire il passaggio da un numero ridotto di utenti a migliaia di persone.

DAL PUNTO DI VISTA NORMATIVO c’è un doppio incastro: il decreto legislativo 199 del 2021, con cui è stata recepita la direttiva europea, pur essendo in vigore non è operativo. Occorrono i provvedimenti attuativi. Quello dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera) è stato pubblicato con la delibera dello scorso dicembre, ma è vincolato nella sua applicabilità al provvedimento ministeriale, di cui si attende l’ok. All’attivo in questo momento – secondo le stime dell’Osservatorio Enea – ci sono 54 comunità di autoconsumo, di cui 17 Cer e 37 gruppi di autoconsumo collettivo, a fronte delle 15 mila Cer attese previa approvazione del decreto attuativo. Le bollette di luce e gas solo allora – ha assicurato il ministro – saranno dimezzate per due milioni e mezzo di famiglie.

«SECONDO LO STUDIO ELEMENS-Legambiente – fa sapere l’associazione ambientalista – ammonta a 17 GW la potenza installabile al 2030, pari a circa il 30% degli obiettivi di decarbonizzazione del settore energetico fissati dall’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Un sistema che, anche grazie alle novità introdotte dal decreto Fer II, può arrivare a creare oltre 19 mila posti di lavoro nel solo settore impiantistico, generando un valore aggiunto contabile di 2,2 miliardi di euro lungo l’intera filiera delle rinnovabili, e un risparmio nelle emissioni di CO2 stimato in 47,1 milioni di tonnellate, sempre al 2030».

A DICEMBRE 2021 È NATA ANCHE la Rete delle comunità energetiche rinnovabili e solidali. L’iniziativa, lanciata attraverso un manifesto a cui è possibile aderire, è stata promossa da Legambiente insieme a Comunità energetica e solidale di Napoli est e il Comune di Ferla, in provincia di Siracusa. «L’obiettivo – fanno sapere i promotori – è la creazione di un’alleanza dal basso per la lotta alla povertà energetica grazie alle rinnovabili, rendendo da un lato le comunità protagoniste della giusta transizione ecologica e del rilancio del sistema energetico italiano, dall’altro promuovendo la nascita di processi di economia civile in grado di aiutare le comunità a ridurre le disuguaglianze e aprire virtuosi processi economici, civili e sostenibili». Ad oggi gli aderenti sono 56, tra ong, associazioni e comuni. Anche la capitale si è attrezzata per la futura transizione: verranno utilizzati i tetti degli edifici pubblici, in particolare delle scuole (1200 in totale), per installare le rinnovabili. L’idea è di fare di ciascuno dei 15 municipi esistenti una comunità energetica. C’è grande fermento e la stessa risposta dei cittadini sembra far ben sperare.

DA UNA RICERCA CONDOTTA DA IPSOS, Fondazione Symbola e gruppo Tea emerge che il 65% degli intervistati considera le Cer un aiuto concreto alla lotta contro la crisi energetica. I dati rivelano anche una percezione positiva delle comunità in virtù della maggiore coesione tra cittadini, imprese e territorio. La proposta di decreto di cui si attende l’ok da Bruxelles prevede due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto. I settori inclusi sono fotovoltaico, eolico, elettrico e biomasse.

«CHI VORRÀ ASSOCIARSI IN UNA configurazione di autoconsumo – chiarisce il Mase – potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 gigawatt (GW), con un limite temporale fissato a fine 2027. Riguarderà invece solo le comunità realizzate nei comuni sotto i cinquemila abitanti – avverte – la misura che permette l’erogazione di contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento. L’intervento può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti: in questo caso la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr».

NEL QUESTION TIME AL SENATO dello scorso 21 settembre il ministro Pichetto Fratin ha ancora una volta chiarito: «Siamo nella fase finale delle interlocuzioni con la Commissione europea». La lunga attesa sarebbe dovuta alla «complessità dello schema di decreto». Una volta approvato, con le possibili modifiche richieste da Bruxelles, ha assicurato che verrà attivata «questa rilevante misura nel percorso di decarbonizzazione del nostro Paese». Un percorso di fatto di cui si parla tanto ma che stenta realmente a partire.

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