Italia

Il Garante dei detenuti: al reparto psichiatrico del San Camillo pazienti legati nei corridoi

Il Garante dei detenuti: al reparto psichiatrico del San Camillo pazienti legati nei corridoiL'ospedale San Camillo Forlanini – LaPresse

Contenzione Lì lo scorso novembre è morto Wissem Ben Abdel Latif. Rilevate carenze strutturali, documentali e di personale. Ieri pubblicato il rapporto dell'autorità di garanzia, con le risposte e gli adeguamenti delle direzioni generale e sanitaria dell'ospedale

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 marzo 2022

Persone affette da problemi psichiatrici contenute nei corridoi, locali non adeguati alle esigenze dei pazienti, registri di Tso e contenzioni mancanti. È la fotografia del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) dell’ospedale romano San Camillo-Forlanini scattata dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale.

Lo ha fatto con un rapporto pubblicato ieri in seguito a un’ispezione del 30 dicembre 2021 nel reparto dove cinque settimane prima era morto Wissem Ben Abdel Latif. Il 26enne tunisino ci arrivò dal pronto soccorso del Grassi, a Ostia, dove era stato trasferito dal Cpr di Ponte Galeria. Secondo l’avvocato Francesco Romeo, che difende la famiglia, il ragazzo è rimasto legato 43 ore nella prima struttura e 60 nel corridoio dell’Spdc del San Camillo-Forlanini. Gli elementi della ricostruzione del legale, sostenuto dal «Comitato verità e giustizia per Abdel Latif», coincidono in buona parte con quelli rilevati dal Garante.

Nel rapporto si legge che l’uso dei corridoi per i pazienti in soprannumero non è episodico. E questo viola la riservatezza personale, soprattutto nei casi di contenzione. Tra i problemi dei locali colpisce quello relativo alle finestre perennemente chiuse per problemi derivanti dalla scarsa manutenzione. Per questo la luce artificiale resta sempre accesa. Grave anche la mancanza del registro dei Tso e delle schede di contenzione, che sono richieste dai protocolli sanitari adottati dalla stessa struttura.

Il Garante ha anche rilevato l’assenza di alcune figure professionali, come assistenti sociali e terapisti. Nessuno poi ha saputo spiegare perché il 25 novembre scorso Abdel Latif è stato trasferito dal Grassi proprio lì, visto che il reparto era pieno e lui sarebbe finito in corridoio.

Le amministrazioni competenti hanno risposto al Garante con l’adozione di alcuni provvedimenti correttivi affinché eventi critici siano «occasione di azioni di miglioramento e trasformazione organizzativa». Intanto, però, Abdel Latif ha perso la vita. I pm indagano per omicidio colposo, mentre la difesa ha comunicato che chiederà di ipotizzare anche il reato di sequestro di persona.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento