Davanti a disastri ambientali di natura industriale come possono essere quelli accaduti a Seveso, Chernobyl, Fukushima, tanto per citare alcuni dei più famosi, solitamente ci si limita a considerare danni economici – perdite finanziarie o deprezzamento dei terreni – e danni causati da malattie e patologie varie. Oltre a questi, che richiedono ovviamente massima attenzione, vi è l’assoluta necessità di considerare anche i danni psicosociali di persone costrette a vivere in ambienti contaminati e tossici, come: senso di alienazione, stress cronico e altre forme di disagio psicologico e relazionale in famiglia e nella comunità». A sostenerlo con forza è Adriano...