È una giornata piena di sole quando la scrittrice Melissa Panarello incontra Clara T., la futura protagonista del suo ultimo romanzo Storia dei miei soldi (Bompiani, pp. 208, euro 18), ma la vicenda raccontata non sarà affatto luminosa, bensì oscura e attraversata da fantasmi: quelli con cui popoliamo il vuoto quando restiamo a lungo soli, come ci avverte una delle due citazioni in esergo, tratta da L’Horla di Maupassant. Come l’incipit chiarisce subito: «Ho incontrato Clara T. quando non era più lei», una donna spezzata, come la definisce Panarello, evocando il romanzo di Simone de Beauvoir, e presto si trasforma nel fantasma che ossessiona la scrittrice che si è incaricata di scrivere la sua storia, diventandone una testimone diretta. Come succede nei romanzi di Carrère in cui lo scrittore francese, indagando la vita degli altri, finisce per indagare la propria, anche in questo romanzo la storia di Clara si sovrappone a quella di Panarello e il possessivo del titolo riferito ai soldi ci avvisa dell’ambiguità su cui è giocato l’intero romanzo.

UN’AMBIGUITÀ sottolineata dal tema del doppio che lega sin dalle prime pagine le due donne, a partire dai loro nomi. Perché non solo Clara T. evoca quel Melissa P. con cui Panarello, giovanissima, ha firmato il suo primo romanzo, Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire (Fazi 2003) ma anche perché Clara T. ha interpretato Melissa P. nel film che il regista Guadagnino ha tratto dal libro.

Nel romanzo, infatti, l’autrice consegna la storia del suo incontro ma lascia gran parte del racconto di Clara virgolettato, in prima persona, trasformandola in una narratrice di secondo grado: «Quando sono nata mi hanno ricoperto di soldi perché portava bene. Lo hanno fatto anche a te, lo so. È la prima frase che hai scritto in quel libro, mi sono esplose le budella quando l’ho letta». Insomma nel libro di Panarello ci sono due narratrici, e due protagoniste.

E se Clara si riconosce nel racconto di Melissa, anche Melissa si riconosce nel racconto di Clara, vi riconosce quel dolore «comune a tutte le persone che brillano ma vorrebbero scomparire», come le Stars di Nina Simone citate in esergo, il cui maggior dolore è vivere con un nome che non è mai stato il proprio. Sia Melissa che Clara, da giovani, si erano dovute misurare con un successo improvviso, ma per Clara «tutto il successo, tutti i soldi e tutta la bellezza non erano stati abbastanza, continuava ad essere la bambina disprezzata dalla madre, dimenticata dal padre». Il denaro, quell’oggetto che riesce a impadronirsi di tutti gli oggetti, e persino delle persone, aveva iniziato a riempire tutti i suoi pensieri e i suoi sentimenti, come il tintinnio delle monete, che accompagna i movimenti di Clara nelle prime pagine, ci fa sinistramente presagire.

IL DENARO è anche banalmente un modo per comprare l’amore, della madre per esempio, e per non temerlo, specie se si è nate come Clara in una famiglia che dell’amore ha sempre avuto paura. Al contrario Panarello, che pur si è dovuta misurare anche lei con il successo e lo scandalo che quell’esordio aveva suscitato, quando incontra Clara, è una donna che ha trovato il suo equilibrio, con un marito, un figlio, e un altro in arrivo, con una casa e un lavoro. Se non fosse che il racconto di Clara inizia a farle crollare tutti i suoi «ordinati muretti a secco» e, più si va avanti nella lettura, più il confine tra le due donne diventa labile, fino a farci domandare quanto il racconto corrisponda al vero.

Panarello dice di fidarsi in maniera incondizionata di Clara, perché lei non ha niente da perdere raccontandosi, ma noi ci possiamo fidare di quanto ci dice Panarello? «Quelle che seguono sono le parole di Clara T., come le ha pronunciate e come io le ho trascritte», dichiara all’inizio del libro. E tutti i nomi corrispondono alla realtà, tutti però tranne uno, quello di Clara T. Perché lei non è mai esistita, l’attrice che ha interpretato Melissa P. ha un altro nome e la sua storia… E allora? Allora l’autrice gioca abilmente con la letteratura, rimanendo perfettamente sospesa tra la finzione e l’autofinzione. Chi è dunque Clara T.? Nell’epilogo la scrittrice si ricorda del mazzo di carte siciliane con cui da bambina giocava con sua nonna, e capisce che Clara è la donna vestita di blu, la donna di denari che sorregge con una mano una moneta scintillante come un sole, quel sole che le ha fatte incontrare.