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Rave, il decreto in aula al Senato il 12 dicembre

Rave, il decreto in aula al Senato il 12 dicembre

Cambia il «decreto rave» Ora il decreto anti-Rave che rischia di diventare anche anti Spazzacorrotti, blocca pm e pro no Vax

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 novembre 2022

Un decreto anti-Rave che rischia di diventare anche anti Spazzacorrotti, blocca pm e pro no Vax. Tutto dentro un provvedimento pasticciato che non piace a parte della maggioranza e fa infuriare le opposizioni.

Per il 12 dicembre è stato fissato l’avvio dell’esame nell’aula del Senato del decreto anti Rave dopo il via libera previsto per il 6 dicembre dalla Commissione Giustizia, come anticipato ieri dalla presidente Giulia Bongiorno. Novanta gli emendamenti al testo ai quali ieri sera se ne sono aggiunti altri due del governo, uno sui Rave e l’altro sulla riforma Cartabia. «Così vedrete – ha detto il sottosegretario leghista Andrea Ostellari parlando dei raduni musicali – quanto sono state inutili le polemiche sollevate contro il decreto, sia per quanto riguarda le pene previste, sia per quanto concerne la possibilità di fare intercettazioni perché nel codice già si prevede che si possano fare intercettazioni nel caso dei ’mega-raduni-invasioni’ di cui si parla nell’articolo 633 del codice penale».

M5S a parte, che ha presentato un emendamento soppressivo delle norma anti Rave, le altre modifiche puntano soprattutto a perimetrare meglio la norme contro le maratone musicali. Nei quattro emendamenti presentati da Bongiorno viene specificato che perché si parli di reato bisogna che gli eventi siano «musicali» e legati allo spaccio di stupefacenti. Non si fa riferimento a un numero di partecipanti (nel testo di governo si parlava di 50 persone) e le pene restano invariate: dai 3 ai 6 anni in modo da consentire le intercettazioni. Pene che invece scendono sino a 4 anni per gli organizzatori e 3 anni per i partecipanti nelle modifiche proposte da Forza Italia. Anche per gli azzurri gli eventi devono essere musicali e legati allo spaccio.

Due dei 14 emendamenti di Forza Italia fanno infuriare le opposizioni. Il primo, rispolverando una vecchia proposta di Silvio Berlusconi, impedisce ai pubblici ministeri di presentare ricorso in caso di assoluzione dell’imputato. L’altro, secondo il M5S, punta invece a a cancellare i reati contro la Pubblica amministrazione dall’elenco di quelli per i quali non penitenziari, a ameno che non si collabori con la giustizia. «Un colpo al cuore della Spazzacorrotti. Forza Italia insegue da anni la strada per fuggire i processi», accusa i 5 Stelle facendo riferimento alla legge introdotta nel 2019 dal governo Conte 1.

Un altro emendamento che fa discutere è quello presentato dalla Lega per far slittare fino al 30 giugno 2023 le sanzioni a carico di coloro che non si sono vaccinati contro il Covid 19. Una misura analogo era stata ipotizzata durante l’esame del decreto Aiuti ter. «Non bastava un sottosegretario alla Salute che non si fida dei vaccini, non era sufficiente aver anticipato il rientro in corsia dei sanitari non vaccinati – ha commentato ieri la portavoce di Azione, Maria Stella Gelmini -.a confermare il pericoloso revisionismo di questa maggioranza ecco che arriva la sanatoria per quanti non hanno ottemperato all’obbligo vaccinale»

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