Un buon bicchiere di vino irlandese sembra uno scherzo di cattivo gusto. E invece no. Nella patria delle pinte che vanno giù che è un piacere, specialmente in estate, si sono messi in testa di provarci anche con il vino.

Il motivo è semplice: il riscaldamento globale interessa anche le regioni del nord per cui si stanno ridisegnando anche le mappe enologiche. Su questa frontiera ormai non più troppo rigida si stanno orientando enologi e imprenditori agricoli alla ricerca di terreni fertili per nuovi vigneti.

Sono già finiti nei calici esperimenti ben riusciti, come quelli del vigneto «The Old Roots Vineyard», nella contea di Wexford, fondato una decina di anni fa da una donna amante del buon bere fuori dalle tradizioni locali. La zona più adatta sembra essere quella del sud-est (clima temperato e terreni calcarei) che già ospita varietà come cabernet, chardonnay, pinot nero e pinot bianco.

Il nuovo «nettare» disponibile in terra d’Irlanda ha allarmato le autorità sanitarie, considerando che gli autoctoni sono già famosi per il grande consumo di alcol pro capite (la prima bevanda alcolica più diffusa è la birra, la seconda il whiskey (con la «e» all’Irlandese). Ecco perché sulle bottiglie di vino viene segnalata la pericolosità dell’alcol (tra le proteste di altri paesi europei).