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Il caso Salis va al Consiglio d’Europa. Avs: «Deve essere trasferita in Italia»

Il caso Salis va al Consiglio d’Europa. Avs: «Deve essere trasferita in Italia»

L'antifascista detenuta a Budapest Il sottosegretario Silli cita un accordo quadro, ma l’avvocato Losco lo smentisce

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 26 gennaio 2024

Il caso di Ilaria Salis, la 39enne detenuta da quasi un anno in Ungheria con l’accusa di aver preso parte all’aggressione di due neonazisti, approda all’assemblea del Consiglio d’Europa. A presentarlo è stata la senatrice di Avs Aurora Floridia, componente della delegazione italiana. «Ho illustrato il suo caso in occasione del dibattito sulla prevenzione della tortura, delle pene o trattamenti inumani o degradanti in luoghi di detenzione in Europa – ha detto -. La nostra connazionale sta vivendo un trattamento contrario al senso di umanità e va trovata presto una soluzione per riportarla in Italia. Da parte nostra continueremo a chiedere che Ilaria Salis abbia la possibilità di svolgere il suo processo in Italia, come le convenzioni internazionali prevedono. Ilaria e la sua famiglia non possono essere lasciati soli ed è necessario sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica e chiedere al governo italiano un impegno concreto, affinché questa grave situazione di lesione dei diritti umani si risolva con il ritorno in Italia di Ilaria».

Intanto, il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli ha risposto per iscritto all’interrogazione presentata qualche tempo fa dal deputato Angelo Bonelli. Nella pagina e mezza di replica, Silli afferma che «l’ambasciata si è tempestivamente attivata per prestare ogni necessaria assistenza» e che i funzionari saranno presenti come uditori anche alla prima udienza fissata al tribunale di Budapest per lunedì prossimo. Il sottosegrtario dice inoltre che «la detenzione cautelare della signora Salis» è stata prorogata proprio fino a lunedì. «Di questo però non sappiamo niente», dice l’avvocato della donna, Eugenio Losco.

Per Silli poi, «in assenza di una condanna definitiva, nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l’esecuzione nel paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario». Si cita, a questo proposito, la decisione quadro del consiglio di giustizia dell’Ue del 23 ottobre del 2009. «Quella convenzione – spiega Losco – però dice che in realtà sarebbe possibile per Salis scontare la sua custodia cautelare in Italia».

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