Vista da piazza Anco Marzio, Ostia pare tutt’altro che una periferia disagiata, come viene dipinta nel nuovissimo format del degrado on the beach. Le palme conducono al lungomare e le luci dello shopping ricordano la tranquillità di una cittadina di provincia, con differenze e contraddizioni, un suo centro e una sua periferia, le zone residenziali e quelle più difficili.

È qui, nel centro del municipio romano grande quando un capoluogo, che qualche centinaio di persone si ritrova mentre il tramonto rosso sul litorale romano regala un ultimo squarcio di luce. Sono stati chiamati a raccolta dalla Federazione nazionale della stampa e da Libera all’indomani dell’aggressione di Roberto Spada a giornalista e cameraman di RaiDue.

LE PAROLE DAL PALCO e la preoccupazione della gente stonano con l’armonia delle strade pedonali, a soli 2 chilometri e mezzo dalla palestra di Roberto Spada, davanti alla quale si è consumata l’aggressione, dalle case popolari di Nuova Ostia e dal ponente del litorale, dove Marco Minniti ha annunciato provvedimenti di sorveglianza speciale per il voto del ballottaggio che si celebra tra due giorni. «Dobbiamo fare in modo di poter tornare tutti a fare le domande senza essere aggrediti e poter parlare di tutto», afferma Daniele Piervincenzi, il giornalista colpito dalla testata che ha innescato la mobilitazione. Diciamolo subito: c’è il rischio che la piazza di Ostia sia controproducente, che produca separatezza invece di compresione. Che divenga celebrazione retorica e bipartisan. O, peggio ancora, che venga percepita come gesto di difesa corporativa di una categoria, quella dei giornalisti, che spesso territori come questo li ha raccontati a colpi di stereotipi mentre altre aggressioni, a persone comuni al di fuori delle telecamere, passavano sotto silenzio.

CI SONO LA PRESIDENTE della Camera Laura Boldrini, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il presidente del Pd Matteo Orfini. Consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, parlamentari di destra e sinistra. Di questi rischi quelli con qualche anno di esperienza e un po’ di consapevolezza paiono al corrente. «Non dovete pensare ai giornalisti che hanno la scorta – dice ad esempio Sandro Ruotolo, minacciato dal clan dei casalesi per le sue inchieste sulla Terra dei fuochi – Al contrario, bisogna solidarizzare con quelli che non ce l’hanno e che nonostante questo raccontano la realtà di territori difficili.

C’è qualcuno che per mandare un pezzo dalla provincia calabrese guadagna tre euro. E poi magari incontra ogni giorno al bar la persona che vuole intimorirlo e fermare le sue inchieste». «Né con la mafia né con i fascisti, non siamo tutti uguali: mille teste sono più forti di una testata», dice dal palco che guarda il mare il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti. Che insiste: «Ai colleghi che sono qui dico questo: se dovete sacrificare qualche riga per raccontare chi si batte per questo territorio invece che parlare della manifestazione di oggi, fate bene!».

I POLITICI STANNO tra la folla, non salgono sul palco. Roberto Giachetti si ferma nelle retrovie. Virginia Raggi viene a portare la sua solidarietà ai giornalisti, il che a qualcuno pare tutt’altro che scontato. Per questo quando le chiedono conto degli attacchi continui del Movimento 5 Stelle alla stampa lei risponde: «Quella di Grillo è soltanto satira, perché noi siamo sempre e comunque contro la violenza». Laura Boldrini raccoglie la storia di una donna che ha perso tutto per denunciare gli abusi della criminalità.

BASTA GIRARE L’ANGOLO per sentirsi al buio, lontani dalle luci della piazza. Per scoprire che a Ostia, pure sotto i riflettori, il clima resta pesante. Una troupe della trasmissione L’aria che tira, di La7, subisce minacce.«Siamo stati insultati e minacciati, la nostra auto danneggiata», racconta la conduttrice Myrta Merlino. Sono venuti per la manifestazione e hanno trovato la macchina della troupe con le gomme tagliate.

TOCCA A DON LUIGI CIOTTI concludere. «Dobbiamo pensare a quelli che si battono per la casa – dice – A quelli che non hanno lavoro, ai più poveri. Questa è la politica. Se invece la politica non fa questo, allora tradisce la sua essenza. Non è politica, è mimica della politica, è un’altra cosa». Poi si rivolge alla piazza: «E voi, non dovete essere cittadini ad intermittenza. Bisogna cercare di essere responsabili con continuità. In questo periodo prevalgono astensione e sfiducia. È necessario che l’informazione racconti ai cittadini come stanno veramente le cose. Si cambia soltanto a partire dalla verità».

«A QUESTO PROPOSITO – aggiunge don Ciotti – dobbiamo dire che non tutti i giornalisti sono animati dall’etica della verità. Ci sono giornalisti che sono manipolatori, non scendono in profondità per superficialità, pregiudizio o convenienza».