In gran fretta, il 22 febbraio, fin dal primo mattino, si è iniziato l’abbattimento del lariceto di Cortina pare far posto a una pista di bob che nemmeno si è certi venga conclusa in tempi utili allo svolgimento delle prossime olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Gli operatori boschivi, con una insolita e per nulla sicura procedura, hanno abbattuto una decina di alberi in poche ore, uno sopra l’altro, una tempesta Vaia imposta dalle motoseghe dell’uomo. Poco dopo sopraggiungeva uno scavatore. Iniziava un leggero lavoro proprio mentre arrivava la delegazione del Cio. Si doveva dimostrare che i lavori avevano avuto inizio.

I tecnici del Cio nemmeno sono stati portati lungo l’intero percorso, nemmeno recintato e messo in sicurezza. Sul luogo era assente ogni ordinanza comunale. Le piante cadevano oltre i margini di un presunto cantiere. Poche decine di minuti e la delegazione si allontanava, sopraggiungeva un camion che caricava la macchina operatrice. L’obiettivo era raggiunto: gli osservatori internazionali erano soddisfatti, il cantiere era aperto. Il giorno seguente, 23 febbraio a Venezia, nonostante il presidio al palazzo della Regione sostenuto dai giovani del campus universitario, dai comitati, dalle associazioni nazionali, il Cio dava il via libera all’iniziativa sostenuta dal Coni e dal governatore del Veneto Luca Zaia: si lavori sulla pista. Si valuterà solo il 15 marzo 2025 se tale opera risulterà idonea allo svolgimento di gare olimpiche. La cultura di Ponzio Pilato regna ancora sovrana.

Quale bene comune ha perduto la cittadinanza italiana con la distruzione del lariceto di Ronco a Cortina d’Ampezzo? Ad avviso dei comitati locali rappresenta un capitale, uno scrigno che racchiude più tesori. Lo ha testimoniato Mario Brunello, il musicista che a Cortina con il suo triste suono di violoncello ha accompagnato il frastuono delle motoseghe. Dagli ambientalisti. Questi, accompagnavano alle denunce le testimonianze di Alessandro Langer, le poesie di Franco Arminio, tratti della Costituzione delle piante di Stefano Mancuso.

Il primo è un tesoro sul piano naturalistico. Si tratta di un lariceto monospecifico, secolare, 400 piante. Più a monte una rigogliosa rinnovazione naturale presenta abete rosso e betulle. L’insieme è un ambiente unico in tutto l’arco alpino meridionale. Improbabile a sud delle Alpi trovare un lariceto a quota tanto bassa (fra i 1200 e i 1300 metri). Un motivo più che sufficiente per inserirlo in un progetto di piena tutela. Dal punto di vista storico e sociale tale, il lariceto è stato piantumato ben prima della prima guerra mondiale. Ha resistito ai bombardamenti, ha resistito al bisogno drammatico di legna pregiata degli abitanti di Cortina durante le due guerre mondiali.

NEL TEMPO DEL TURISMO è diventato luogo di ricreazione e svago per ospiti e residenti in Cortina. Infatti, grazie alla sua imponenza, alla esposizione a sud, ha ospitato ai suoi piedi un’area con campi di tennis, una serie di sentieri attrezzati con giochi per bambini, dei locali di ristoro, un arcopark sugli alberi molto frequentato. A seguito della decisione di costruire la nuova pista di bob l’area dei campi tennis è stata abbandonata dalla società che la gestiva da vent’anni. Sono state demoliti l’arcopark e l’area giochi.

DAL PUNTO DI VISTA PAESAGGISTICO e della salute la perdita di un tale bene è irrecuperabile. Si tratta di piante monumentali, alte fino a 35 metri, colonnari. Piante che sono state un polmone di rigenerazione dell’aria in un contesto, quello di Cortina, travolto dal traffico privato: verso e dall’abitato, verso e da Dobbiaco (Bz), verso e da passo Falzarego. Si pensi solo alla quantità di CO2 che un simile bosco assorbe. Oltre all’assorbimento di NO2 e delle polveri sottili. Non parliamo di un bosco qualunque, ma di una rarità, meritava di essere posto a tutela assoluta. Invece si è proceduto a un taglio a raso per fare posto a una struttura sportiva, la pista di bob, skeleton, slittino, che offre un servizio a meno di 60 atleti nazionali. Si è proceduto al taglio di un simile gioiello forestale in assenza di una Valutazione d’Impatto ambientale (violazione della direttiva europea nel merito e della legge nazionale del 2006). Non sono state valutate in modo pubblico alternative evidenziate dagli ambientalisti e dai comitati locali presenti sia in Italia che all’estero: Cesana (To), Innsbruck (Aut), Saint Moritz (Ch), Germania e Francia.

ANCHE L’AFFIDO DEI LAVORI del taglio del bosco ha seguito una procedura discutibile dal punto di vista legale. Non si è proceduto a un appalto pubblico nonostante la quantità di legname: oltre 400 larici che portano a una volumetria lorda di stimati 2500 metri cubi. Al netto si tratterà di 1700-1800 metri cubi. Una gara pubblica avrebbe permesso un notevole risparmio nell’esecuzione dei lavori.

NON E’ STATA PRESA in considerazione la chiarezza con la quale fino a oggi si è espresso il Cio (Comitato internazionale olimpico): le gare olimpiche si disputeranno solo laddove gli impianti sono esistenti e funzionanti, adeguati agli standard olimpici. Saranno sufficienti 380 giorni di lavoro effettivo per consegnare al Cio, il 15 marzo 2025, una pista da collaudare? Al di là dei dubbi rimangono valutazioni incontestabili: l’insieme naturale andava tutelato come bene storico, culturale e sociale dalla Soprintendenza ai beni storici e culturali del Veneto. Tale insieme andava gestito e tutelato dal Corpo dei carabinieri forestali.

* Mountain Wilderness Italia