Il dialogo governo Draghi-sindacati è vissuto in questi dodici mesi su una sorta di ottovolante. Cgil, Cisl e Uil avanzavano proposte, il governo le valutava positivamente ma quasi sempre alla fine decideva diversamente. La critica più ripetuta dei sindacati confederali – ricompattati dopo che la Cisl non ha aderito allo sciopero di dicembre – al governo è sempre stata di averli informati a decisioni prese, senza discussione e confronto.

L’incontro di ieri mattina a palazzo Chigi si è tenuto prima dei due consigli dei ministri ma è difficile pensare che le richieste sindacali abbiamo modificato di molto le scelte del governo. Ad avvicinare le posizioni aveva già pensato la scelta di Draghi di intervenire in modo molto più ampio rispetto ai 6-7 miliardi annunciati.

Per farlo senza dover effettuare quello «scostamento di bilancio» che Draghi e Franco continuano a considerare come fumo negli occhi l’unica strada era aumentare la tassazione degli extraprofitti energetici (triplicandola al 15%), richiesta avanzata un anno fa da parte del leader Uil di Pierpaolo Bombardieri che si riferiva ai proventi delle aziende farmaceutiche (e di Amazon) durante la pandemia.

Più che di una scelta, dunque, si tratta di una necessità obtorto collo da parte di Draghi. Per tutte queste ragioni a sera – quando le agenzie iniziano a battere le anticipazioni sul decreto Aiuti – Cgil, Cisl e Uil non possono che dirsi soddisfatte e rivendicare la primogenitura di alcuni provvedimenti.

La Cisl di Luigi Sbarra aveva lanciato «un bonus che possa agire in maniera trasversale su lavoratori e pensionati per consentire acquisti di beni di largo consumo in esenzione Iva», con lo scopo anche di favorire i consumi stagnanti per l’inflazione.
«Suggerimenti interessanti che valuteremo nelle prossime ore», aveva anticipato Draghi ai sindacati, poi ringraziati «per le fattive proposte» nella conferenza stampa serale.

Già all’uscita da palazzo Chighi, i leader confederali avevano intuito l’ampiezza del provvedimento: «Il governo ha recepito le nostre richieste e le condivide. Nel decreto che si appresta a fare ne terrà conto».

Ma è sui temi più ampi dell’occupazione che rimane la critica e l’attesa di un confronto. «Abbiamo detto al governo che c’è un problema che si chiama precarietà – ha attaccato il segretario Cgil Maurizio Landini – una delle ragioni per cui abbiamo salari bassi. Bisogna intervenire per stabilizzazione di chi è precario, a partire dai settori della sanità, scuola. Così come l’assenza di formazione, appalti e subappalti sono all’origine delle morti sul lavoro», ha chiuso Landini. Qui la richiesta è di modifiche strutturali, le stesse chieste non ottenute sulle pensioni.

Con Draghi l’appuntamento è «a fine maggio», rivela Bombardieri. Ma a quel tempo l’ottovolante potrebbe essersi ribaltato nuovamente. E i sindacati tornare critici.