Un avvertimento al G7 di Elmau da Volodymyr Zelensky, che sarà anche collegato via video con il summit Nato di Madrid: bisogna «fare il massimo per far finire la guerra prima dell’inverno» che in Ucraina è «rude» e sarà «difficile battersi», le linee del fronte sono bloccate e quindi c’è bisogno di più armi, più forti. Un avvertimento dalla Russia, che ha «inaugurato» il G7 con un bombardamento su Kyiv e ieri ha proseguito con il centro commerciale di Kremenchuk (come già aveva fatto contro Leopoli a marzo con Joe Biden a Varsavia, e a Kyiv in aprile, con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres). Un avvertimento dei «paesi invitati» – India, Argentina, Sudafrica, Senegal (che ha presidenza dell’Unione Africana), Indonesia (che ospita a novembre il G20) – che chiedono garanzie per la sicurezza alimentare.

I “SETTE GRANDI”, che ormai tanto grandi non sono – rappresentano un abitante su dieci della Terra e ormai meno del 50% del pil mondiale, i governi poco potenti – hanno cercato dietro la prudenza dei termini di nascondere una “stanchezza” di fronte all’irruzione della guerra: Boris Johnson, con Joe Biden, non vuole «una cattiva pace», l’ospite Olaf Sholz afferma «siamo uniti», promette «più pressioni su Putin» e ribadisce «questa guerra deve finire», mentre Emmanuel Macron insiste che il G7 non cerca «l’escalation» ma di «assicurarsi che quello che abbiamo deciso, che è molto forte, sia perfettamente coordinato».

IL G7 RIBADISCE «un impegno risoluto a sostegno del governo e del popolo ucraino»: «Continueremo a provvedere aiuti finanziari, umanitari, militari e diplomatici e a stare accanto all’Ucraina fino a quando sarà necessario». Dicono: «Non riconosceremo i continui tentativi della Russia di ridisegnare le frontiere con la forza», esprimono «seria preoccupazione per gli annunci della Russia sul trasferimento di missili dotati di testate nucleari verso la Bielorussia», esigono «il ritorno» degli ucraini trasferiti di forza in Russia. Biden annuncia l’invio di missili terra-aria di media gittata e la Nato una forza all’est di 300mila uomini. Gli Usa minacciano nuove sanzioni, maggiori restrizioni per la Russia su industria, tecnologie, servizi e, con la Gran Bretagna, vogliono bloccare l’export di oro dalla Russia (14,6 miliardi nel 2021). Ma gli europei non sono pronti a un settimo pacchetto di sanzioni, già il sesto è passato con difficoltà, con il freno dell’Ungheria.

GLI ANGLOSASSONI puntano a un tetto sui prezzi del petrolio russo, come ha chiesto Zelensky, ma Scholz ritiene che se non si imbarca una buona parte del resto del mondo, non funziona, l’India (ospite al G7) aumenta le importazioni di petrolio russo scontato. La Francia, che ha problemi interni sull’aumento dei prezzi, propone un price cap mondiale sul petrolio: ieri sera la discussione era in corso, gli Usa sono produttori, quindi poco entusiasti.

I PAESI “NON ALLINEATI” (che si sono astenuti all’Onu, non hanno votato con l’occidente contro la Russia), presenti in Baviera (la sera di domenica relegati a Monaco con il presidente Söder e solo ieri ammessi al pranzo al castello di Elmau) chiedono garanzie sulla sicurezza alimentare. Il G7 ingiunge alla Russia di «cessare senza condizioni gli attacchi alle infrastrutture agricole e di trasporto per permettere il passaggio di navi nel Mar Nero». Nel testo del comunicato il G7 parla di «ulteriori iniziative» per coordinare e promuovere la sicurezza alimentare globale: ma come fare uscire dai porti ucraini i 22 milioni di tonnellate di cereali bloccati nel Mar Nero? Più in generale, la Germania ha varato un programma di Alleanza globale per la sicurezza alimentare, Macron ha proposto il programma Farm. Dietro le quinte, si valuta l’ipotesi di un allentamento di alcune sanzioni finanziarie alla Russia, per permettere ai cargo di potersi assicurare.

Cosa fare al G20, in Indonesia a novembre, dove sono presenti Russia e Cina? Per la Ue, Commissione e Consiglio, bisogna essere presenti. Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, chiede di ammettere (senza voto) l’Unione Africana. Scholz è dubbioso.

Il G7 aveva in agenda le questioni climatiche. Sono promessi aiuti ai paesi del G20 (Indonesia, India, Senegal, Vietnam) con la Just energy transition partnership, come già in corso (sulla carta) per il Sudafrica, per uscire dalla dipendenza delle energie fossili. Gli Usa sono concentrati sulla Cina: al G7 si è discusso della Partnership for global infrastructure and investment, un rilancio del Built Back Better World del summit dell’anno scorso in Cornovaglia, per contrastare il Belt and Road cinese: 600 miliardi (ma 300 saranno finanziato dalla Ue).