Riccardo Bottazzo, di solito, gira il mondo per raccontare luoghi e storie ma soprattutto persone e comunità che a volte nel silenzio e nell’isolamento e altre volte sotto gli occhi di tutti cercano, reclamano, agiscono cambiamenti. Sono, per lo più, protagonisti di lotte di liberazione, di lotte per la sopravvivenza, per il diritto all’esistenza, che spesso coincidono con lotte per l’ambiente e per la pace, per l’autodeterminazione. Riccardo ha scritto, anche sul manifesto, da quasi tutti i continenti e, da questa Europa e questa Italia, e anche dalla sua Venezia, ha inoltre documentato rotte, speranze e drammi delle migrazioni.

Nel nuovo libro che ora pubblica, in un certo senso, porta tutto ciò in una dimensione diversa, a mezza via tra l’azzardo utopico e l’esperienza avventurosa (a volte avventurista), che vede una lunga serie di personaggi, gruppi o comunità osare dar corpo a progetti e sogni anche a rischio di spericolati percorsi e peripezie sospese tra coraggio e incoscienza, tra parodia e dramma. Ne è uscito un libro sorprendente, divertente e interessante: Le isole dei sogni impossibili (edizioni il frangente, p. 220, euro 19, con i disegni di Roberto Bottazzo, ottimo illustratore e fumettista). Sono decine le storie che il libro racconta, impossibile riassumerle e perciò basti evocarne un paio per provare a darne un’idea (il libro, va ribadito, ne è ricchissimo).

Si tratta di fondatori di stati improbabili, di fuggitivi a oltranza, di sognatori imperterriti, ma anche di «nababbi» che pensano di comprarsela, la sovranità, di isole che si dichiarano autonome, a dispetto del regime a cui appartengono ufficialmente, proclamandosi «principati», «monarchie», «repubbliche» ma anche libere comunità di libere persone (come il «regno» gay/lesbo dichiarato in un atollo del Mar dei Coralli con capitale Heaven allo scopo – poi raggiunto! – di ottenere la possibilità di matrimonio omosessuale in Australia, o come la repubblica hippy di Akhzivland, fondata sulla costa settentrionale di Israele da Eli Avivi, un ex combattente ed eroe dell’indipendenza israeliana che, in polemica con le politiche dei governi del suo paese, crea una comunità pacifica e libertaria, mista araba palestinese israeliana e in realtà aperta a tutti, che gli costerà il carcere, da cui infine verrà sottratto per la sua popolarità e per il riconoscimento giudiziario, paradossale ma inequivocabile, secondo cui «creare un paese senza permesso» non è un’imputazione credibile…

Fra i casi più noti, Redonda, la «monarchia assoluta degli scrittori», che ha avuto una recente fiammata di notorietà in morte di Javier Marías, che era parte della sua «aristocrazia» (come ne furono gli italiani Eco e Citati e come ancora lo è Claudio Magris). Redonda è un’isola disabitata nelle Antille, nello stato di Antigua e Barbuda. Per una storia difficile da riassumere, proprio Marías ha ereditato il titolo di «sovrano» dell’isola disabitata e ha concesso titoli nobiliari a diversi colleghi, senza mai mettervi piede. Ma, in questo atlante di regni immaginari, vi sono anche isole/regni proclamati da hacker, da mitomani, da rifugiati, da fondatori di strane religioni o bizzarre credenze. «Sogni di tanti colori diversi. Sogni di utopisti, di iconoclasti, di poveri cristi o di miliardari egocentrici, di artisti generosi e di burloni impenitenti…», scrive l’autore.

Già in questo catalogo bizzarro, compilato con vivida e sapida scrittura da Bottazzo, nella sua varietà, consiste un buon motivo d’interesse del libro. Ma è soprattutto nel modo in cui le storie vengono narrate che ne emerge la vicenda plurale e corale che si snoda in una sorta di pianeta parallelo, velleitario e utopistico ma fatto di persone reali e di luoghi concreti. Questo arcipelago di isole impossibili e stranianti – di regni e repubbliche fa da te – prima di materializzarsi nella realtà è comparso nella mente dei suoi fautori, dei suoi cercatori, esuli per le ragioni più diverse dal mondo com’è (o com’era), o anche solo per la ragione più fondamentale di tutte: la voglia di abitare una libertà diversa da quelle conoscibili finora.

È qui che Riccardo Bottazzo, il divertito e curioso narratore delle «isole dei sogni impossibili» e tuttavia perseguiti, torna a essere il reporter militante delle esperienze e delle lotte che raccontano e affermano che un altro mondo è possibile, qui e ora.