Internazionale

I palestinesi iniziano a sperare. Tel Aviv: «Pretoria è Hamas»

Piazza Nelson Mandela a Ramallah, alla vigilia della prima udienza all’Aja foto Ap/Issam RimawiPiazza Nelson Mandela a Ramallah, alla vigilia della prima udienza all’Aja – Ap/Issam Rimawi

Israele/Palestina Le reazioni alla prima udienza all'Aja. Netanyahu: «Mondo alla rovescia». Blinken: «Il caso distrae il mondo dagli sforzi importanti per la pace». Plauso degli esperti Onu, Amnesty: «Passo vitale per la protezione dei civili». Contenuti sponsorizzati israeliani su Google per smontare le accuse

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 12 gennaio 2024

Il contenuto sponsorizzato è scomparso da Google ieri nel tardo pomeriggio, ore dopo la conclusione della prima udienza alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja (Cig) nel caso sollevato dal Sudafrica contro Israele. Prima, chi avesse digitato sul motore di ricerca «Icj hearing» avrebbe visualizzato in cima alla lista dei risultati un contenuto sponsorizzato dal governo israeliano: «Israel response to Hague Icj». Sottotitolo: «Israele opera secondo la legge internazionale – Questa calunnia del sangue avanzata dal Sudafrica cerca di diffamare lo Stato di Israele».

 

Il riferimento è al peggior stereotipo antisemita, l’accusa del sangue, emerso nell’Europa medievale e base alle persecuzioni di massa subite nel continente dagli ebrei, accusati di bere il sangue dei bambini durante le festività.

IL LINK RIMANDA a un sito del governo che con video, audio e infografiche prova a ribaltare le accuse: il 7 ottobre Hamas ha commesso un genocidio, Tel Aviv fa il massimo per i civili palestinesi in termini di aiuti umanitari (una media di 100 camion in ingresso al giorno, non dice però come tre mesi fa ne entrassero il 500% in più) e vie di fuga che Onu e ong internazionali hanno in realtà dimostrato essere ben poco sicure. «You be the judge», l’appello di Israele al mondo punta sull’antisemitismo per frenare le critiche a un governo e a un esercito e scarica tutta su Hamas la responsabilità «di quanto sta avvenendo a Gaza».

Ed è proprio Hamas a essere citato ieri dal ministero degli Esteri per rispondere – in attesa della memoria difensiva di oggi all’Aja – alle accuse di Pretoria: «Il Sudafrica agisce come braccio legale dell’organizzazione terroristica Hamas…Vuole permettergli di tornare a commettere crimini di guerra, contro l’umanità e sessuali».

«Stiamo combattendo il terrorismo e stiamo combattendo le bugie – il commento del premier Benyamin Netanyahu – Un’organizzazione terroristica compie il peggiore crimine contro il popolo ebraico dall’Olocausto e ora qualcuno la difende in nome dell’Olocausto? Il mondo è alla rovescia».

Di «antisemitismo» e «ipocrisia» dei tribunali internazionali ha parlato anche Bezalel Smotrich, ministro delle finanze e leader del partito di ultradestra Sionismo religioso, da settimane impegnato in appelli all’espulsione in Sinai dell’intera popolazione palestinese di Gaza. Lo ha detto di nuovo ieri: «Tutto ciò che dovreste fare è aprire i cancelli dei vostri paesi a chi vuole uscire dalla prigione di Hamas a Gaza».

ALLA PRIMA UDIENZA ha reagito anche Hamas, con il portavoce Sami Abu Suhri: «Il popolo palestinese sta seguendo la sessione con grande preoccupazione e interesse». Sul fronte Autorità nazionale palestinese, da Ramallah ha preso parola il ministero degli esteri che ha richiamato la storica amicizia tra Palestina e Sudafrica post-apartheid: «Un evento fondamentale nella lotta comune di palestinesi e sudafricani contro l’ingiustizia».

Ieri in Cisgiordania in tanti si sono radunati nelle case per seguire in diretta l’udienza, mentre piazza Nelson Mandela a Ramallah rimaneva presidiata da bandiere e manifestanti e i social network si riempivano di messaggi un po’ meno cupi, una prima crepa nel muro di disillusione e abbandono che accompagna ormai la quotidianità di milioni di palestinesi. Qualcosa si muove.

Su X il gruppo di esperti dell’United Nations Human Rights ha salutato il caso sollevato da Pretoria ricordando che le decisioni della Cig «sono finali, vincolanti e non soggette ad appello». Simile l’analisi di Amnesty che parla di «passo vitale per la protezione delle vite palestinesi». Diversa è la lettura dell’alleato di ferro israeliano, gli Stati uniti: il segretario di Stato Antony Blinken ritiene l’iniziativa sudafricana pericolosa perché «distrae il mondo dagli sforzi importanti per la pace e la sicurezza». Parole volatili in un Medio Oriente in fiamme.

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