Sul nuovo art. 434 bis c.p.

Dal 2 novembre è in vigore una nuova norma penale, l’art. 434 bis, introdotta con decreto-legge.

Abbiamo molti motivi di critica rispetto a questa iniziativa: si tratta di norma penale frutto di decretazione ex art. 77 Cost., peraltro a contenuto vario ed eterogeneo e senza i presupposti di urgenza, atteso che una disposizione adatta a sanzionare le occupazioni abusive di immobili già esiste.

Peraltro, si tratta di una norma del tutto in linea con il populismo penale ed il pan-penalismo che ha costituito la cifra dei precedenti governi: sanziona con pene estremamente rigorose un comportamento, sull’onda dell’emotività suscitata dalle stesse forze politiche di governo in relazione ad uno dei tanti rave party che si è tenuto nel nostro Paese negli ultimi anni, offrendo del Governo una immagine di controllo muscolare dell’ordine pubblico ma, di fatto scaricando, ancora una volta, sulla giurisdizione il peso dell’incapacità delle altre istituzioni di prevenire, gestire e comporre i problemi di ordine e sicurezza.

Infine, si tratta di una norma che difetta di tassatività, lasciando troppo spazio di valutazione discrezionale all’interprete secondo una tradizione di delega in bianco e di trasferimento di funzioni di supplenza alla giurisdizione che, anch’essa, è elemento che pone in continuità questo Governo con altri precedenti, anche di segno politico diverso e opposto.

Ciò che costituisce invece un elemento di assoluta novità, in questa vicenda, è la consegna del silenzio imposta all’Associazione Nazionale Magistrati dalle componenti diverse da quella di Area, la cui proposta di un documento di critica tecnica alla norma appena introdotta non è stata accolta.

Si è così deciso di rimanere in silenzio, con una scelta inedita dell’ANM, che in questi anni non ha fatto mai mancare la sua proposta e la sua critica rispetto a tutte le iniziative legislative susseguitesi in materia civile e penale, giungendo a proclamare e celebrare uno sciopero, sostenuto da tutte le sue componenti, contro norme di riforma ordinamentale avanzate dal precedente Parlamento.

Riteniamo che questa scelta sia in aperta contraddizione con la natura stessa della nostra Associazione che ha anche lo scopo, mai prima di ora abdicato, di partecipare al dibattito pubblico, al confronto con le altre istituzioni e con la più ampia comunità degli operatori del diritto e dei giuristi , esprimendo, sulle proposte di modifica normativa, da qualunque parte vengano e di qualsiasi segno siano i Governi, sempre il proprio parere anche vibratamene critico, purché argomentato e rispettoso.

Ciò che si è sempre fatto e dato per scontato di dover fare in passato non è quindi stato fatto ora.

Da parte nostra ribadiamo l’impegno ad essere vigili e attenti commentatori, se del caso critici, sulle iniziative legislative e politiche che riguardino i diritti dei cittadini e lo statuto costituzionale della giurisdizione, che vengano dall’attuale Governo allo stesso modo nel quale lo siamo stati con i precedenti.

A chi taccia di politicità la nostra posizione rispondiamo che consideriamo un dovere connaturato all’essere magistrato, oltre che cittadino, far sentire la nostra voce, il nostro punto di vista tecnico e argomentato, di fronte a norme assunte in contrasto con i principi costituzionali e capaci di mettere in pericolo le libertà degli individui

Se questo è fare politica, l’abbiamo sempre fatta con qualunque governo e continueremo a farla.

La politica che non faremo è quella del silenzio ossequioso, selettivo e compiacente verso chi e a seconda di chi esercita il potere.