Su queste pagine abbiamo spesso parlato dei «mini-theaters», i cinema indipendenti giapponesi che fin dai primi anni ottanta del secolo scorso hanno contribuito a trasformare la cultura cinematografica del Sol Levante. Ciò è avvenuto sia attraverso l’introduzione di un certo tipo di cinema proveniente dagli angoli più diversi del globo e sviluppato fuori dalle grandi case di produzione, sia fornendo un luogo ed un contesto ideale per il lancio di alcuni cineasti giapponesi. Il caso più recente, diventato successo globale, è stato nel 2016-17 One Cut of the Dead – Zombi contro zombi, che nell’arcipelago fu proiettato la prima volta, prima di diventare un fenomeno di massa, solo in uno di questi cinema indipendenti, a Tokyo.
Si è tornato a parlare del destino dei «mini-theaters» alcuni mesi fa, quando L’Iwanami Hall, cinema che ha aperto la strada della distribuzione indipendente, nella metà degli anni settanta, è stato costretto a chiudere anche a causa della pandemia, così come ha chiuso un altro piccolo ma celebrato cinema di Osaka, il Theatre Umeda. Inoltre, molti dei cineasti giapponesi più conosciuti ed apprezzati dal pubblico internazionale, come Ryusuke Hamaguchi o Shin’ya Tsukamoto ad esempio, si sono pubblicamente impegnati affinché il patrimonio culturale rappresentato da queste sale non vada perduto, molti di questi registi sono infatti cresciuti e hanno ricevuto la loro «educazione cinematografica» proprio in queste sale.

Negli ultimi anni, la Japan Foundation si è impegnata a creare nuove opportunità per poter guardare film giapponesi al di fuori dell’arcipelago in streaming, un metodo di fruizione «potenziato» dalla pandemia, attraverso la piattaforma Japanese Film Festival +. Questo impegno continua ad essere attivo con Independent Cinema, un’iniziativa che ha come obiettivo quello di far conoscere e diffondere l’importanza dei mini-theaters anche al di fuori del Giappone. Lanciata ieri, 15 dicembre, terminerà il prossimo 15 giugno, e presenterà alcuni lavori scelti da queste sale indipendenti al pubblico internazionale, paradossalmente in streaming, il metodo di fruizione che forse più ha messo in crisi la macchina di distribuzione cinematografica classica.
Sei cinema situati nelle zone più disparate dell’arcipelago, da Sendai a Joetsu, da Yokohama a Takasaki, o ancora a Osaka e a Oita, hanno scelto dodici lavori che sono disponibili online e gratuitamente, sei da ieri fino al 15 marzo, altri sei dal 15 marzo fino al 15 giugno. Sono film che spesso hanno un forte legame con il territorio dove sono stati girati e prodotti, e quindi anche con i teatri che li hanno proposti, e che spesso affrontano ed evidenziano problematiche di comunità al di fuori dei grandi centri urbani.

Come ad esempio il post disastro e la ricostruzione del tessuto sociale a Fukushima in Double Layered Town / Making a Song to Replace Our Positions (2021) di Haruka Komori e Natsumi Sao, o la vita di una comunità di montagna a Niigata in Dryads in a Snow Valley (2016) di Shigeru Kobayashi. Ma anche le vicende di un gruppo di studenti di Kyoto che cerca di proteggere la cultura dell’università e del dormitorio dove vivono in Wonderwall (2020) di Yuki Maeda, o Somebody’s Flower (2022), film diretto da Yusuke Okada e che è stato prodotto proprio da uno di questi cinema, il Jack & Betty di Yokohama. L’iniziativa prevede anche una serie di interviste con cineasti, attori e membri dello staff di produzione dei film, per meglio delineare l’importanza di questi luoghi, ma anche le difficoltà che stanno attraversando. I film sono disponibili su questo sito: https://jff.jpf.go.jp/watch/independent-cinema/

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