Ieri, a tre giorni dalle cariche alla Sapienza, continuavano ad arrivare le dichiarazioni di solidarietà all’una e all’altra parte. La presidente del Consiglio Meloni ha ribadito la sua «solidarietà alle forze dell’ordine per l’ennesima aggressione di qualche giorno fa all’Università di Roma» per attaccare l’opposizione: «Nessun esponente del centrosinistra lo ha fatto: evidentemente perché simpatizza con chi li aggredisce». Dall’altro lato, la «piena solidarietà alle studentesse e agli studenti della Sapienza caricati violentemente dalle forze dell’ordine durante un corteo pacifico davanti alla loro università» è arrivata dal Comitato estensore della lettera per la sospensione del bando Maeci sulla collaborazione scientifica tra Italia e Israele.

DOCENTI E PERSONALE tecnico amministrativo firmatari dell’appello insistono sulla necessità del «boicottaggio»: «Se – spiegano – come sostenuto dalla Corte internazionale di Giustizia, ciò che sta avvenendo in Palestina è un (sempre più) plausibile genocidio, la produzione, lo scambio e la vendita di armi e tecnologie militari al governo di Israele si configura come una palese violazione della Convenzione e una forma di connivenza con un crimine contro l’umanità».

I FIRMATARI denunciano anche lo «sconcerto» per il documento diffuso giovedì dalla Conferenza dei Rettori (Crui), intitolato «paradossalmente», come si sottolinea nel testo del comitato, «Sapienza per la pace e la libertà della didattica e della ricerca»: «I massimi organismi dell’Ateneo ignorano non solo i legami strutturali tra il sistema universitario e il paradigma bellico di pulizia etnica israeliano, ma anche il fatto che le diverse dimostrazioni di dissenso espresse da colleghe e colleghi israeliani sono state silenziate dalla censura e da ritorsioni istituzionali, compreso l’arresto».

SE LE PRIME REAZIONI parlavano di documento «democristiano», ora le accuse del Comitato per la sospensione del bando Maeci diventano più circostanziate: è «una vera e propria acrobazia retorica e politica» scrivono, dicendosi preoccupati per gli «spazi di critica sempre più fragili, la criminalizzazione del dissenso e la manipolazione della realtà». Anche la Flc Cgil, assieme a Rete 29 Aprile, ArteD, Adi, Link, Udu e Primavera degli studenti, ha diffuso ieri una lettera aperta ai rettori e alle rettrici degli atenei italiani: «La mobilitazione di queste settimane è il tentativo di costruire uno scenario di pace. Le università, proprio in quanto spazi aperti di confronto e attivazione sociale, non possono essere isolate dai conflitti che attraversano le nostre società, lo riconoscete anche voi nel documento approvato dalla Crui. Ma l’implementazione di questi principi nella prassi deve confrontarsi con le richieste avanzate dalle mobilitazioni».

DENUNCIANO, quindi, «la gestione dell’ordine pubblico, nelle piazze e nelle università, da parte di questo governo. Ci preoccupano la criminalizzazione della contestazione pubblica e i processi per direttissima – scrivono -. La scelta della ministra dell’Università, che ha chiesto al Viminale la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza dedicato alle proteste nelle università, è indicativa». La contestata rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ieri ha finalmente ricevuto i due ragazzi di Cambiare Rotta in sciopero della fame incatenati al rettorato: «L’incontro non ci ha soddisfatti» hanno dichiarato poi i collettivi riuniti in assemblea, annunciando nuove manifestazioni.

L’AMMINISTRATORE delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha dichiarato al Festival euromediterraneo dell’economia di Napoli di essere presente solo in video a causa di «problemi di sicurezza». Cingolani ha riferito: «Anche ieri (giovedì 18, ndr) in un’altra università nostri tecnici e ingegneri sono stati attaccati fisicamente da gruppi di manifestanti, che esprimono il dissenso in maniera riprovevole. Abbiamo deciso di sospendere, almeno per un mese, le visite in centri accademici». Fonti del ministero dell’Università hanno riferito il «profondo sconcerto». La ministra Bernini ha reso noto di aver contattato il rettore dell’Università di Palermo, dove si sarebbero svolti i fatti.