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I comitati alluvionati di Faenza e Forlì: «Siamo stanchi di passerelle sulla pelle della gente»

I comitati alluvionati di Faenza e Forlì: «Siamo stanchi di passerelle sulla pelle della gente»Faenza allagata – Giandomenico Marchi

Emilia-Romagna Che fine ha fatto il Piano Speciale? E la sistemazione fognaria? E gli indennizzi? In una lettera al Commissario, alla Regione, ai sindaci e ai candidati alle prossime elezioni regionali, dodici domande stringenti dei cittadini

Pubblicato 5 giorni faEdizione del 22 settembre 2024

Fango, stivali e mobili accatastati. Si ricomincia daccapo a Faenza. Da ieri è stato aperto un punto di coordinamento per i volontari. «L’obiettivo di tutti è liberare nel tempo minore possibile Faenza dall’acqua: sia nelle zone più centrali che nel forese» annuncia il sindaco Massimo Isola.

Ma se sedici mesi fa si cantava Romagna mia spalando fango, oggi gli umori sono cupi. Nessuno ha più voglia di cantare. Il Comitato Borgo, il più colpito, non usa mezzi termini: «Siamo stanchi di passerelle, dichiarazioni, campagne elettorali sulla pelle della gente. Siamo governati da incapaci o peggio gente in malafede. Se non sono in grado, ammettano le loro responsabilità e si dimettano a tutti i livelli, è certamente più dignitoso».

Qui la gente non si sente più protetta e il teatrino di scaricabarile tra enti aumenta l’esasperazione. I comitati alluvionati di Faenza e Forlì hanno inviato 12 domande stringenti al Commissario, alla Regione, ai sindaci e ai candidati alle prossime elezioni regionali.

Chiedono, tra le altre cose, «che fine ha fatto il Piano Speciale continuamente rinviato che doveva prevedere vasche di laminazione, allagamenti controllati, servitù di allagamento, delocalizzazione? Che fine hanno fatto i lavori da parte di Hera che riguardavano la sistemazione fognaria di tutte le zone alluvionate?». I comitati denunciano i miseri/nulli indennizzi e la complessità del sistema Sfinge (di nome e di fatto), dove solo l’1% degli aventi diritto ha presentato la domanda di rimborso. Tante case nella zona rossa sono in vendita a prezzi stracciati, chi può cerca di fuggire perdendo i risparmi di una vita.

Nelle colline sopra Faenza, anche il crossodromo dei Monti Coralli (da poco ingrandito con 4 milioni di euro del Pnrr oltre a svariate centinaia di migliaia di fondi comunali) è alluvionato e franato. Un rischio denunciato da tempo dagli ambientalisti che facevano notare come l’abbattimento di grandi querce, la movimentazione di enormi quantità di sabbia non poteva che aumentare il rischio idrogeologico. «Se quei milioni del Pnrr fossero stati usati per mettere in sicurezza il territorio anziché per fare un parco giochi per motori, staremmo forse un po’ meglio» mormora un residente.

Anche la cosiddetta “pulizia” dei fiumi, presenta ora le sue criticità. In sedici mesi sono stati tagliati milioni di alberi sia sugli argini sia intorno. Intervento criticato da esperti fluviali, in quanto gli alberi stabilizzano gli argini e rallentano la potenza del fiume, eseguito da varie ditte di cippato e destinato a centrali a biomassa, lasciando però cataste di “scarti” sugli argini, poi finiti nel fiume e trascinati dalla corrente, andando a ostruire ponti, (un video ormai virale mostra le cataste di legname sul ponte di Boncellino).

Un taglio a raso che ha peraltro distrutto l’ecosistema fluviale, annullando la fitodepurazione delle acque (inquinate anche per la non funzionalità del depuratore di Formellino ancora danneggiato dal maggio 2023).

Dalla pianura alle colline anche l’agricoltura ha subito vari danni, con la vendemmia lasciata a metà. I gas (gruppi di acquisto solidali) si stanno attivando per sostenere i piccoli produttori bio colpiti.

Nel frattempo anche la sfortunata linea ferroviaria transappenninica, Faenza-Firenze che durante questo anno e mezzo ha sempre funzionato a singhiozzo, ma vitale per studenti e pendolari, è di nuovo bloccata a tempo indefinito (sostituita da bus), per danni all’infrastruttura vicino a Marradi, che si aggiungono alle frane pendenti non ancora messe in sicurezza.

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