I 34 minatori di Gennas Tres Montis a 500 metri sotto terra lottano per il loro futuro
Vite in Fondo La cessione a una ditta privata del Nord rischia di portare alla chiusura e al loro spostamento a centinaia di chilometri. Oggi il tavolo in Regione: senza risposte continueremo l'occupazione a oltranza. Sul manifesto di domani il reportage di Costantino Cossu
Vite in Fondo La cessione a una ditta privata del Nord rischia di portare alla chiusura e al loro spostamento a centinaia di chilometri. Oggi il tavolo in Regione: senza risposte continueremo l'occupazione a oltranza. Sul manifesto di domani il reportage di Costantino Cossu
Passano dal pubblico al privato e non sanno che fine faranno. I trentaquattro minatori di Gennas Tres Montis, un sito di estrazione della fluorite a cinquanta chilometri da Cagliari, da ieri sono barricati nei pozzi a una profondità di cinquecento metri. Da domani primo luglio la gestione degli impianti va alla Mineraria Gerrei, un’ azienda con sede a Brescia di proprietà di Umberto Gioia e del socio Matteo Maccabelli, due imprenditori attivi nel settore estrattivo e dell’energia solare che operano prevalentemente nel Nord Italia. Alla Mineraria Gerrei il sito di Gennas Tres Montis è stato ceduto nel 2021 dalla Igea, società controllata dalla Regione Sardegna che gestisce quello che resta delle attività minerarie nell’isola. Igea ha deciso di vendere Gennas Tres Montis perché dal 2006 lì non si estrae più niente. Da quell’anno sino a oggi i minatori hanno fatto un lavoro di manutenzione, prezioso per non far crollare le gallerie e per non ridurre i macchinari a un cumulo di ruggine. Tutto nella speranza che prima o poi la produzione potesse riprendere. Igea però ha fatto un’altra scelta. Ha preferito pagare i minatori per la manutenzione in attesa di trovare sul mercato un compratore che giudicasse conveniente riprendere a scavare e a portare in superficie fluorite.
NEL 2021 FINALMENTE la svolta: Mineraria Gerrei ha presentato una proposta e ha ottenuto la concessione dalla Regione Sardegna. Sembrava tutto risolto, ma con l’avvicinarsi della scadenza del 1° luglio, data fissata per il passaggio da Igea ai privati, si è capito che non era così. «La nuova proprietà – dice Giampiero Manca, segretario generale della Filctem Cgil di Cagliari – non ha mai presentato un piano di rilancio dell’attività produttiva. Nessuno ci ha mai detto nulla. E i minatori non sanno che fine faranno». «Chiediamo a Mineraria Gerrei – aggiunge Manca – garanzie occupazionali e certezze di prospettiva. Ma chiediamo anche ad Igea il pagamento immediato dell’ultimo stipendio, che senza alcuna plausibile ragione ancora non è stato erogato». Tutta la faccenda, in effetti, è complicata dal fatto che dei trentaquattro minatori che lavorano a Gennas Tres Montis non si sa quanti saranno assunti dalla nuova proprietà e quanti invece resteranno a libro paga dell’Igea.
UNA DELIBERA DELLA GIUNTA regionale dello scorso marzo stabilisce che i minatori che non entreranno nell’organico della nuova proprietà siano trasferiti in due siti minerari vicini a Gennas Tres Montis: Silius e San Basilio. Ma nelle ultime settimane per i minatori che dovessero rimanere in Igea sono state ventilate ipotesi di trasferimenti in sedi molto più lontane: a Lula, in Barbagia, a 250 km di distanza, e a Campo Pisano, nel Sulcis, a 120 km da casa. E questo ovviamente ha creato non poco allarme, spingendo lavoratori e sindacati a chiedere che la delibera di marzo sia rispettata. Il fatto però è che al momento non si sa nemmeno se Mineraria Gerrei assumerà. «La concessione che i nuovi proprietari hanno ottenuto dalla Regione Sardegna – spiega Manca – non li vincola ad alcun obbligo riguardo alle assunzioni».
QUANDO L’OPERAZIONE è stata conclusa, si è parlato ufficiosamente di quattordici assunti su trentaquattro; il resto trasferito nelle miniere di Silius e di San basilio, vicine a casa. Ma lo schema ufficioso è saltato. Intanto perché Mineraria Gerrei non ha mai preso contatto con le organizzazioni sindacali per confermarlo e poi perché nei giorni scorsi Igea ha spedito una lettera ai trentaquattro minatori in organico a Gennas Tres Montis per avvertirli che dal 1° luglio sono trasferiti una parte a Campo Pisano e una parte a Lula. Tutti e trentaquattro, compresi i membri della Rsu.
DAI POZZI I MINATORI hanno diffuso un video. Caschi da lavoro, tute bianche, mascherine anti Covid e occhiali scuri per coprire il volto, spiegano le ragioni che li hanno spinti a protestare. Parlano nel buio delle gallerie, appena rischiarato dalle lampade: «Le motivazioni della nostra lotta – dicono – sono diverse. Innanzittutto, gli stipendi. Ce li hanno bloccati. Mentre gli altri dipendenti Igea questo mese sono stati pagati regolarmente, noi no. Siamo figli di un dio minore? E poi ci hanno trasferiti. Da Genna Tres Montis ci spostano in un’altra miniera, a 250 km di distanza. Ci sono le famiglie, c’è un territorio che s’impoverisce, c’è un disagio sociale enorme. Abbiamo le gallerie da controllare, i macchinari da tenere in efficienza, un sito da tutelare, ma ci hanno portato via le bombole a ossido di acetilene, essenziali per la sicurezza. E non si sa niente di cosa farà la nuova proprietà. Non potevamo certamente immaginare che dopo trent’anni di lavoro potessero buttarci via così, come stracci vecchi».
STAMATTINA ALLE 11 a Cagliari l’assessora all’industria della Regione Sardegna Anita Pili ha convocato un vertice con Mineraria Gerrei e i sindacati. «Vedremo gli esiti – dice Manca -. Se non avremo le garanzie richieste, i pozzi di Gennas Tres Montis resteranno occupati a oltranza».
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Aggiornamento mattina 30 giugno da Silius (di Costantino Cossu) – Presidio stamattina davanti al cancello di ingresso grosso dei pozzi della miniera di Gennas Tre Montis a Silius, nel Gerrei, in Sardegna. Insieme agli operai, mogli, figli e anziani ex minatori.
Nei pozzi da ieri giovedì 29 luglio sono barricati 24 minatori. I lavoratori protestano perché a un giorno dal passaggio della proprietà della miniera da una controllata della Regione Sardegna a un gruppo privato lombardo non hanno ancora ricevuto nessuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupativi. Lavoratori e sindacati si mobilitano per scongiurare il rischio di una ristrutturazione con tagli agli organici e smantellamento delle garanzie contrattuali. Domani sul manifesto il reportage di Costantino Cossu
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