Dopo le inaspettate dimissioni di Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese e leader dello Scottish National Party, i nazionalisti hanno scelto la loro nuova guida. È il ministro della salute Humza Yousaf. Oggi il parlamento scozzese sarà chiamato a indicarlo ufficialmente come capo del governo di Edimburgo. Se ciò avvenisse, Yousaf diverrà il più giovane primo ministro della storia scozzese, il primo discendente da una famiglia di immigrati, indo-pakistana, e il primo di fede islamica.

Il trentasettenne, originario di Glasgow, ha ottenuto al primo turno il 48% dei voti dei membri dell’Snp; seconda Kate Forbes con il 40%; terza Ash Regan con l’11%. Non avendo nessun candidato superato la soglia del 50%, il secondo turno ha visto il confronto diretto fra Yousaf e Forbes, fin dall’inizio i due con le maggiori probabilità di successo, e la vittoria di Yousaf con il 52% delle preferenze.

Parlamentare dal 2011, il nuovo leader è anche quello più politicamente in linea con l’ex-prima ministra Sturgeon. Pur essendo un partito forte e con un chiaro obiettivo primario – quello di ottenere l’indipendenza da Londra – l’Snp è infatti molto diversificato internamente. Per tale ragione, il breve periodo di campagna elettorale trascorso fra l’annuncio delle dimissioni di Sturgeon il 15 febbraio e l’election-day di ieri è stato piuttosto tumultuoso. La giornata di ieri avrebbe potuto segnare un vero e proprio cambiamento di rotta rispetto alle recenti politiche dell’Snp, ma sembra che così non sia stato.

Forbes, la seconda più votata, è una cristiana evangelista con posizioni piuttosto ambigue su aborto, matrimoni non-eterosessuali e il progressivo abbandono dei combustibili fossili. Una sua vittoria avrebbe dunque significato uno spostamento verso centro-destra dell’agenda politica dei nazionalisti. Yousaf ha invece posizioni di centro-sinistra e ci si aspetta che continui con lui l’attenzione al welfare e all’inclusione sociale che ha caratterizzato il precedente governo.

Ad esempio, Yousaf si è espresso chiaramente a favore della recente legge che facilita il riconoscimento del cambio di genere all’anagrafe. Passata nel parlamento scozzese, sulla legge si era però abbattuto il veto del governo conservatore di Londra. Mentre Forbes e Regan non avevano intenzione di contestare la decisione, Yousaf vi si è opposto nettamente. Inoltre, la sua elezione rafforza l’alleanza di governo con i verdi, che sarebbe certamente entrata in crisi se a prevalere fosse stata Forbes. In campagna elettorale, Yousaf ha anche proposto misure per il welfare come l’innalzamento a 25 sterline del contributo settimanale per le famiglie con basso reddito e minori a carico, e l’iscrizione gratuita alle scuole-calcio per questi ultimi.

Meno chiaro è se il nuovo leader manterrà le posizioni radicali di Sturgeon rispetto al percorso verso l’indipendenza. Sturgeon aveva infatti promesso di trasformare in un referendum de facto le prossime elezioni politiche, da tenersi nel 2026. Una vittoria del fronte indipendentista avrebbe portato il nuovo governo a dichiarare l’indipendenza nonostante il parere contrario – e vincolante – della Corte Suprema britannica. Yousaf ha dichiarato ieri: «Oggi gli scozzesi necessitano l’indipendenza più che mai, e noi saremmo la generazione che la otterrà». Ciononostante, aveva espresso forti dubbi sulla strategia di Sturgeon e non pare intenzionato a usare le prossime elezione come referendum per l’indipendenza. In questo senso, come scrive il Telegraph, con Yousaf alla guida dell’Snp l’indipendenza scozzese pare «ancor meno probabile», almeno a breve o medio termine.