Hong Kong, audio di Carrie Lam «Se potessi scegliere darei le dimissioni»
L'impasse politica nell'ex colonia britannica La governatrice di Hong Kong in un audio pubblicato da Reuters sostiene che Pechino non invierà l’esercito ma non farà concessioni
L'impasse politica nell'ex colonia britannica La governatrice di Hong Kong in un audio pubblicato da Reuters sostiene che Pechino non invierà l’esercito ma non farà concessioni
Ha negato la propria volontà a dimettersi anche dopo la pubblicazione di un audio svelato da Reuters, nel quale Carrie Lam, la chief executive di Hong Kong, confessa a una riunione di uomini d’affari tutta la propria frustrazione per la situazione che si è venuta a creare nell’ex colonia.
Oltre a ritenersi la responsabile dell’attuale caos – a causa della presentazione della legge sull’estradizione, evento che ha dato il via a tutte le proteste ancora in corso – Carrie Lam con una voce quasi disperata confessa anche che, se potesse, rassegnerebbe le proprie dimissioni.
IL PROBLEMA È CHE IL SUO RUOLO, come specifica nell’audio, è schiacciato dalla stessa Costituzione di Hong Kong: deve rispondere alla popolazione dell’ex colonia, ma anche a Pechino. Nella registrazione la leader di Hong Kong afferma di disporre di spazio «molto limitato» per risolvere la crisi, poiché le proteste sono divenute un tema di sicurezza nazionale e sovranità nel contesto delle tensioni tra Cina e Stati uniti.
[do action=”citazione”]«Se avessi scelta – afferma Lam in lingua inglese – la prima cosa che farei sarebbe farmi da parte dopo aver profuso scuse sentite».[/do]
E proprio sulla Cina Lam effettua le dichiarazioni più interessanti, sostenendo che Pechino non avrebbe intenzione di mandare l’esercito a Hong Kong, quanto di lasciare che le manifestazioni terminino per stanchezza senza fare alcuna concessione alle migliaia di persone scese in piazza. Non solo, a un certo punto Carrie Lam specifica: «Sarò molto onesta con voi, sarebbe ingenuo dipingere un quadro roseo, che le cose andranno bene o che esista una scadenza. Ma posso assicurarvi che Pechino non ha una scadenza. Sanno che tutto quanto sta accadendo si incresperà. Quindi abbiamo preso accordi e ci saranno le celebrazioni per la festa nazionale del 1° ottobre (per i 70 anni della Repubblica popolare cinese), ma sappiamo che c’è il rischio ci siano ancora problemi. Quindi stiamo procedendo per modeste ma solenni celebrazioni, il che significa che sia noi sia loro non abbiamo alcuna aspettativa che tutto quanto possa terminare entro quella data».
Si tratta di una considerazione che trova riscontro nel comportamento tenuto fino a oggi dalla Cina, attenta a utilizzare i media di stato per diffondere il proprio punto di vista (secondo il quale le proteste sono fomentate, quando non direttamente finanziate dagli Stati uniti, elemento verosimile dato il legame di alcune associazioni con gli Usa ma non sufficiente a spiegare la mobilitazione), astuta a utilizzare il cambio delle truppe a Hong Kong e le esercitazioni a Shenzhen per tenere sulla corda e valutare la reazione dai manifestanti, ma fondamentalmente ferma in termini di decisioni.
ANZI, PROPRIO REUTERS aveva svelato una settimana fa il tentativo di Lam di arrivare a un compromesso parziale con la protesta, rifiutato da Pechino (ipotesi smentita dai media di stato cinesi). Lam in una conferenza stampa dopo la rivelazione dell’audio ha ribadito la propria posizione, criticando la pubblicazione di un incontro privato.
A SOCCORRERLA è stato l’ufficio politico cinese a Hong Kong, secondo il quale «il governo centrale cinese sostiene il capo esecutivo della regione amministrativa speciale di Hong Kong, Carrie Lam, nel lavorare con i cittadini per affrontare questioni economiche e sociali profondamente radicate».
È quanto ha detto ieri Yang Guang, portavoce dell’Ufficio affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato nel corso di una conferenza stampa.
Il portavoce ha spiegato che i disordini riflettono alcuni problemi profondamente radicati a Hong Kong che richiedono grande attenzione e misure efficaci per affrontarli. «Il governo centrale sostiene gli sforzi di Lam e della sua amministrazione per continuare a discutere soluzioni con persone di ogni estrazione sociale, compresi i giovani, attraverso il dialogo», ha aggiunto Yang.
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