Il terremoto con magnitudo Richter di 5,1 che ha dondolato la città nel pomeriggio di domenica – l’epicentro è stato nei pressi di Ojai, un centinaio di chilometri a nord di Los Angeles – non ha provocato danni, ma è servito ad amplificare l’immaginario della città, già in preda a una psicosi catastrofista.

La scossa è giunta mentre il cielo plumbeo stava scaricando una bomba d’acqua sulla metropoli e la circostante regione, dal Messico settentrionale a Las Vegas fino in Arizona. L’uragano Hilary, ora trasformato in “ciclone post tropicale”, continua a interessare una vasta area degli Stati uniti occidentali con forti venti e piogge intense. Un evento meteorologico favorito dal riscaldamento straordinario delle acque oceaniche che ha fatto toccare temperature record che non si registravano dagli ultimi 175 anni.

Venuta a mancare la naturale barriera delle acque fredde, Hilary ha raggiunto la Baja California centrale domenica mattina come uragano di categoria 2, provocando inondazioni lampo e almeno un morto a Mulegé, cittadina affacciata sul Golfo di Cortez. Quando ha attraversato il confine con gli Usa, nei pressi di Tijuana, è stata classificata come “tempesta tropicale”, con venti più deboli ma la capacità di rovesciare ingenti piogge su di una regione che in questi mesi estivi vive normalmente la stagione più arida. Si tratta della prima perturbazione di questo tipo a raggiungere il paese dal Pacifico dal 1939. Il ciclone ha insomma rappresentato l’ultima anomalia climatica di questa estate degli estremi che, a livello globale, ha già registrato il mese più caldo di sempre, un’ulteriore conferma dei mutamenti sistemici e dei loro tangibili ed imprevedibili effetti.

In previsione dell’evento straordinario è stato mobilitato l’apparato di protezione civile. Il governatore della California ha proclamato lo stato di emergenza mentre e messo in preallarme la guardia nazionale, mentre alla popolazione venivano distribuiti sacchetti di sabbia e, a Tijuana venivano allestiti una dozzina di rifugi. Gare sportive ed eventi pubici sono stati sospesi o rinviati.

Quando la perturbazione è passata su Los Angeles ha preso la forma di 24 ore di forti piogge che domenica hanno provocato sporadici blackout, inondazioni, smottamenti e interruzioni dell’energia elettrica. La città di Palm Springs è rimasta temporaneamente isolata a causa dell’allagamento della Interstate 10, l’autostrada che la collega a Los Angeles e all’Arizona. A Los Angeles, secondo distretto scolastico del paese, le scuole sono rimaste chiuse lunedì per dare tempo ai sopralluoghi di verificare eventuali danni strutturali, gli aeroporti hanno registrato centinaia di voli cancellati.

L’anomala depressione continua a interessare una decina di stati dell’Ovest americano, dal Nevada, Arizona, Colorado, Idaho e Wyoming, fin verso il confine col Canada in cui bruciano paradossalmente tuttora i mega incendi che hanno provocato l’evacuazione del 50% della popolazione dei Northwest Territories. Quei fuochi fanno parte della cintura di roghi che hanno messo a fuoco l’emisfero, dalla Grecia a Tenerife, le isole italiane e quelle delle Hawaii.

Proprio ieri, il presidente Biden è stato in visita a Maui, dove prosegue la macabra conta delle vittime (ad oggi 115 ma destinate a salire ancora) dell’incendio più mortale di quelle isole. A Maui c’è anche preoccupazione per le speculazioni che spesso fanno seguito alle catastrofi ambientali, in particolare la privatizzazione di terre pubbliche e ancestrali con il pretesto della ricostruzione.
Anche Hilary ha puntualmente evidenziato la disparità con cui si palesano gli effetti climatici. L’uragano ha provocato i danni peggiori nelle regioni desertiche dell’hinterland californiano, terre aride e quindi meno in grado di assorbire vaste quantità di pioggia. Si tratta anche di località di agricoltura e irrigazione intensiva, dove vive e lavora la precaria manovalanza del “paniere californiano”. Mentre sulle colline di Hollywood i temporali hanno provocato l’inconvenienza di alcune ore senza luce o wi-fi, nelle fatiscenti comunità della valle di Coachella, gli alloggi, spesso temporanei o abusivi, già senza elettricità o acqua corrente, sono stati ben più esposti ai nubifragi. L’ennesimo promemoria dell’“ingiustizia climatica”, amplificata dagli eventi meteorologici anomali, che si abbatte su chi è maggiormente destinato a sostenere il prezzo dell’intersezione di clima e capitalismo estrattivo.