Ieri, in un luogo segreto non comunicato alla stampa, il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è mostrato dopo giorni di silenzio che avevano fatto sollevare più di un dubbio in Libano e nella regione.

Nasrallah ha incontrato il vice leader di Hamas, Saleh al-Arouri, e il capo del Jihad islami, Ziad al-Nakhala. Un incontro che ha ribadito l’alleanza tra i tre movimenti, sia politici che militari, e la necessità – hanno detto – di condurre alla vittoria contro Israele.

«Nasrallah ha discusso con al-Nakhala e al-Arouri i passi che l’asse della resistenza deve prendere in questa fase critica per ottenere la vittoria e fermare l’attacco brutale contro il popolo di Gaza e della Cisgiordania», si legge nel comunicato del partito libanese. Nelle stesse ore a farsi notare era il presidente turco Erdogan, vicino ad Hamas per appartenenza politica (la Fratellanza musulmana) ma anche alleato di Israele: «Hamas non è un’organizzazione terroristica e i suoi miliziani sono liberatori», ha detto Erdogan definendo «terroristiche» le azioni dello Stato di Israele.

Ha poi invitato le due parti al cessate il fuoco e annunciato la cancellazione di un suo viaggio a Tel Aviv. L’intervento di Erdogan giunge il giorno dopo il via libera definitivo della Turchia all’ingresso della Svezia nella Nato, finora impedito da Ankara che la accusava di «sostegno al terrorismo» (al Partito dei Lavoratori del Kurdistan e alle unità curde in Siria, ampiamente bombardate da mesi). Pare che ognuno abbia il suo «terrorismo» da combattere.