Per chi, come Salvini e Moavero, è impegnato ad esaltare il ruolo delle «autorità libiche» e il «posto sicuro» che sarenne la Libia per la soluzione del problema migranti, vale la pena guardfare bene quel che proprio a Tripoli – che dovrebbe essere controllata dal nostro referente principale, Al Serraj – sta accadendo. Secondo il sito libico «al Wasat» un razzo ha colpito ieri mattina l’hotel Al Waddan, nel centro della città, a poche centinaia di metri dalla sede dell’ambasciata d’Italia e tre civili sono rimasti feriti.

«Un colpo di mortaio si è abbattuto sull’hotel Al-Waddan provocando tre feriti fra i civili dopo la violazione dell cessate il fuoco», ha detto il portavoce del servizio di soccorso e urgenze, Osama Ali. Nel lancio del razzo non risulta coinvolto il personale dell’ambasciata d’Italia a Tripoli. Intanto per il ministero della sanità del governo di accordo nazionale, è salito a 39 morti e 119 feriti il bilancio provvisorio – per altre le vittime sono più di 50 vittime – degli scontri che dall’alba del 27 agosto si registrano a sud di Tripoli.

Il sito «Al Wasat» spiega che le vittime sono aumentate a causa degli scontri intermittenti delle milizie nonostante l’annuncio del cessate il fuoco fatto venerdì sera dal ministro dell’Interno di Al Serraj, Abdel Salam al Ashour il fuoco a Tripoli. Anche l’Ue e gli Usa hanno protestato per la guerra tra milizie che mette in scacco gli «accordi internazionali e l’autorità libica». Quale?